CSO Italy: l'andamento della campagna pesche e nettarine in Italia a settembre 2017
Nel complesso dei principali Paesi europei l'offerta 2017 prevista superava, a livello di specie, del 16% gli scarsi volumi del 2016. Espresse al meglio le produzioni in tutti i paesi: in Italia (pesche, percoche, nettarine) si registrava un +8% rispetto al 2016, in risalita del 9% la Spagna, mentre la Francia si attestava su appena il +3%. Elevata la variazione percentuale per la Grecia (+53%) rispetto alle produzioni particolarmente deficitarie del 2016.
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Non trascurabile a questo punto il confronto con lo storico degli anni precedenti, dal 2000 ad oggi, che vede la campagna appena terminata, con oltre 3,9 milioni di tonnellate, avvicinarsi, in termini quantitativi, agli anni di maggior crisi sui mercati.
In questi anni la Spagna ha giocato un ruolo importante, con un potenziale salito da 1,2 milioni di tonnellate agli attuali 1,5 milioni di tonnellate, grazie alla forte ascesa soprattutto delle pesche piatte che oggi rappresentano il 50% delle pesche totali spagnole. Parallelamente l'Italia, a causa degli espianti che si sono avuti negli anni e che hanno interessato soprattutto le regioni del Nord, ha ridimensionato la propria offerta, passando da 1,7 milioni di tonnellate dei primi anni duemila a circa 1,3 milioni di tonnellate.
Appare chiaro quindi, che a fronte di un potenziale produttivo europeo che nel complesso si mantiene simile al passato, la Spagna si è rafforzata, dominando oggi il contesto europeo, mentre l'Italia ha perso quote importanti di produzione, a fronte di una domanda che non è salita.
Una certa attenzione va inoltre posta alla Grecia per la concorrenza che esercita in particolare sui mercati dell'Est europeo, mentre perde progressivamente importanza l'offerta francese, confinata quasi esclusivamente tra le proprie frontiere nazionali.
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Passando all'analisi del mercato, molti operatori hanno definito questa campagna tra le più negative degli ultimi anni, nonostante alcuni fattori che generalmente aiutano la commercializzazione, le elevate temperature favorevoli al consumo e la buona scalarità delle raccolte.
A differenza dello scorso anno, quando la scarsità di prodotto nelle regioni più precoci di Spagna e Italia, aveva permesso un buon avvio di campagna, quest'anno, sin dalle prime settimane di commercializzazione, le vendite si sono succedute poco fluide per la forte concorrenza delle buone produzioni europee, in particolare della Spagna sui mercati tradizionali europei e sull'Est Europa con la Grecia.
Non molto diverso anche il proseguo della stagione, sempre caratterizzato da una costante difficoltà di valorizzare le produzioni italiane, nonostante lo sforzo di selezionare continuamente le forniture, a fronte di richieste al ribasso da parte degli acquirenti, ormai completamente slegate dal livello di offerta nazionale.
La pressione sulle quotazioni si è mantenuta costante fino a metà agosto, per poi lasciare posto al miglioramento tanto atteso, anche grazie alla maggiore concentrazione dell'offerta.
Quest'ultima favorevole fase purtroppo non sarà sufficiente a risollevare le sorti di questa campagna, che arriva dopo alcune stagioni non negative come quella di quest'anno, ma certamente affatto brillanti.
A titolo esemplificativo si riportano di seguito i prezzi alla produzione desunti dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena.
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Tra i motivi che hanno portato a questa situazione, oltre ad un'offerta europea potenzialmente superiore alla domanda, si va ad aggiungere la troppa disaggregazione della peschicoltura italiana, soprattutto in determinate aree che concentrano però un elevato potenziale produttivo.
Infine è necessario fare un'approfondita riflessione sui vari sistemi di produzione che metta in luce le diversità in termini di costi di produzione tra i diversi Paesi.