2017, annata stabile per il peperone italiano
"Negli anni scorsi, a ridosso o durante la raccolta, si sono registrate piogge intense che hanno pregiudicato la qualità e hanno fatto perdere molta produzione. Dal punto di vista sanitario, nulla di particolare da segnalare, se non la presenza costante del Tomato Spotted Wilt Virus (TSWV), per il quale si registra un'evoluzione. Interessante il mercato delle produzioni in campo aperto destinate all'industria del trasformato".
Peperoni destinati al trasformato
Da segnalare, inoltre, un momento di vuoto per le produzioni in serra nel mese di agosto, dovuto al caldo eccessivo registratosi a luglio, che ha praticamente determinato la colatura dei fiori o la cascola dei frutticini. "Ci sono stati produttori della Campania ma anche di altre zone italiane che hanno avuto non pochi problemi sulla resa produttiva, con un 10-15% in meno. Questa è stata rimpiazzata dal prodotto di campo aperto, di buona qualità, coincidendo con la prima raccolta".
Coltura in serra in Campania.
Coltura in pieno campo a Foggia.
Secondo Orioli, la tenuta dei prezzi è dovuta a una riduzione delle superfici in campo aperto e in serra; l'offerta sul mercato italiano, quindi, diminuisce sempre più. "Pur registrandosi un calo nella coltivazione, c'è da precisare che ci si sta orientando verso una stabilizzazione delle superfici; chi coltiva il peperone, infatti, sia in campo aperto sia in serra, è un produttore ad altissima specializzazione. Parliamo perciò di operatori consapevoli dei notevoli costi che ci sono, ma anche attenti alla gestione agronomica e fitoiatrica".
A livello varietale, la situazione è anch'essa stabile. "Il campo aperto è prevalentemente dominato dalla varietà rossa Pompeo e da quella gialla Rialto. In serra, è sempre più apprezzato il peperone Balzac, che nonostante il caldo eccessivo ha mantenuto qualità e pezzatura".
Il mercato italiano del prodotto fresco e di quello destinato al trasformato continua a chiedere Lamuyo; inoltre, sta crescendo sempre più l'interesse italiano e da parte di alcuni Paesi esteri sulla tipologia Corno di Toro.
Guardando alla programmazione del prossimo anno, i produttori restano cauti. "Parliamo infatti di una coltura dai costi elevati e il rischio di malattie è molto elevato - conclude Orioli - Questa prudenza lascia intravedere un leggero calo o una conferma degli attuali areali, con una concentrazione maggiore sui produttori specializzati sia in produzione sia in commercializzazione del prodotto".
In ogni caso, non riuscendo a soddisfare la domanda interna, l'Italia continua ad essere un Paese che importa, in particolare peperone da Spagna (Lamuyo e Blocky) e Paesi Bassi (Blocky).
Peperone Balzac
Per maggiori informazioni:
Giovanni Antonio Orioli - sales specialist peperone
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