Alla scoperta delle aziende e dei supermercati della Tanzania
"Certo - esordisce Piraccini - otto giorni soltanto non bastano per avere un'idea della realtà ortofrutticola di questi tre Paesi, ma possono fornire uno spaccato di una realtà in grande trasformazione. In Africa esistono due mondi ortofrutticoli totalmente diversi, che non hanno niente in comune tra loro".
Renzo Piraccini insieme a un coltivatore
Il primo è quello della produzione destinata al mercato locale. Le aziende sono in generale medio-piccole, hanno poca tecnologia e usano molto lavoro manuale, vendono direttamente la produzione a operatori al dettaglio, saltando completamente la fase dell'ingrosso, che praticamente in questi Paesi non esiste. Gli imballaggi sono primitivi, la qualità medio bassa, e l'igiene scarsa.
In secondo luogo, le imprese che esportano invece sono medio grandi, con un buon livello di qualità e organizzazione. Queste aziende vendono al mercato locale solo il prodotto di seconda qualità o quando hanno dei surplus.
Le catene di supermercati sono in crescita: rappresentano circa il 15% circa del totale dell'ortofrutta venduta e sono frequentate soprattutto dal ceto medio-alto.
Il prodotto di importazione arriva attraverso tre canali: importatori locali, che sono principalmente di origine indiana, il Sudafrica che funge da piattaforma per tutta l'Africa sub sahariana e anche importazioni dirette dei supermercati stessi. In passato parte del prodotto arrivava da Dubai, ma ora si tende a privilegiare l'import diretto per ottenere un prezzo migliore.
Tanzania, Azienda Nature Ripe
Ubicata a 40 km da Dar es Salaam, ha una superficie di 80 ettari, di cui metà impiantata a mango, papaya e guava. "Vogliono investire tutta la superficie ancora disponibile a mango - continua Renzo Piraccini - e per questo hanno realizzato un vivaio con 6000 piante. Oggi vendono la loro produzione sul mercato nazionale, ma con lo sviluppo dell'azienda vogliono costruire un centro di confezionamento e cominciare ad esportare. Parteciperanno a Macfrut per vedere le macchine per la selezione".
Mwamy Green
Si tratta di una piccola azienda a coltivazione idroponica di insalate e basilico. La titolare, ex manager di un'impresa telefonica, si è licenziata e ha investito la propria liquidazione in questo progetto imprenditoriale. Ha imparato la tecnica in Israele, dove ha comprato anche le attrezzature.
Vende direttamente a ristoranti e supermercati locali. L'azienda esiste da poco più di un anno e sta andando molto bene. Vuole raddoppiare la superficie e allargare il proprio mercato.
Supermercato Food Lovers Market
Fa parte di una catena sudafricana con punti vendita in Tanzania, Zimbabwe, Zambia, Botswana e Mozambico. Ha intenzione di espandersi anche in Etiopia e Kenya. Il livello qualitativo è alto e i consumatori sono il ceto benestante.
"Attualmente - conclude Piraccini - fanno arrivare gran parte della frutta dal Sudafrica, ma a breve apriranno una piattaforma a Nairobi e importeranno direttamente anche dall'Europa. Attualmente dall'Europa acquistano mele, kiwi, agrumi e uva senza semi".
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