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A colloquio con l'avvocato Gualtiero Roveda, consulente Fruitimprese

Agricoltori anello debole della filiera: lo ha capito anche l'Europa. Il rimedio

Gli agricoltori e le PMI (Piccole medie imprese) sono notoriamente gli attori più deboli della filiera agroalimentare, in quanto privi di potere contrattuale nei confronti dei distributori e quindi particolarmente vulnerabili alle pratiche commerciali sleali.

In occasione della recente Assemblea annuale di Fruitimprese, Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione agricoltura dell'Europarlamento, ha commentato la proposta di direttiva della Commissione europea, di cui sarà il relatore, volta a regolamentare i rapporti tra le imprese per ridurre le criticità del funzionamento della filiera ortofrutticola. Approfondiamo l'argomento con l'avvocato Gualtiero Roveda, consulente di Fruitimprese.

FreshPlaza (FP): Sembra che l'Europa abbia finalmente preso atto della debolezza contrattuale dei produttori agricoli, accresciuta dalle recenti congiunture economiche, e cerchi di porvi rimedio.
Gualtiero Roveda (GR): Era ora. Le inefficienze che si verificano nell'ambito delle relazioni contrattuali incidono negativamente sul funzionamento dell'intera filiera, riflettendosi inevitabilmente anche sui consumatori. E' vero che i rapporti contrattuali tra imprese sono essenzialmente privati. Tuttavia, sono relazioni economiche intimamente collegate all'interesse pubblico di avere una struttura di mercato equilibrata e concorrenziale. La continua contrazione dei margini di guadagno determina l'indebolimento complessivo della capacità competitiva delle imprese agricole e delle PMI, impedendo loro di fare investimenti in nuove varietà e tecnologie per innovare i processi produttivi. Nel lungo periodo, la circostanza si ripercuoterà inevitabilmente su tutta la filiera ortofrutticola, con pregiudizio di tutte le sue componenti. In ragione di ciò, è molto sentita l'esigenza di una regolamentazione a livello europeo dei rapporti tra gli operatori coinvolti.

FP: Cosa si intende per pratica commerciale sleale?

GR: Sono tali quelle pratiche che si discostano decisamente dalla buona condotta commerciale, in quanto in contrasto con i principi di buona fede e correttezza contrattuale. Sono diffuse nel settore ortofrutticolo per due ordini di fattori: la sostanziale diversità strutturale ed economica degli operatori coinvolti e la stagionalità del prodotto che limita la durata delle negoziazioni.



FP: In che modo pensa di intervenire la Commissione Ue?
GR:
La Commissione, attraverso una logica di filiera, intende focalizzare l'attenzione sui rapporti contrattuali a monte e a valle dell'attività agricola, proibendo le pratiche commerciali sleali più dannose, quali i pagamenti tardivi per i prodotti deperibili, la cancellazione degli ordini all'ultimo momento, le modifiche unilaterali o retroattive ai contratti. Per altre pratiche, invece, la Commissione chiede sia formalizzato tra le parti un accordo "chiaro e privo di ambiguità".

FP: Quali pratiche ricadrebbero in questa "lista grigia" della Commissione?
GR:
Sono quelle per cui l'acquirente restituisce al fornitore prodotti alimentari rimasti invenduti o gli impone un pagamento per assicurare o mantenere un accordo di fornitura. Dovrà anche essere regolamentata la partecipazione del venditore ai costi legati alla promozione o al marketing dei prodotti alimentari venduti dall'acquirente.