Macfrut 2018 apre le porte alle novita'. Guarda il video
Video intervista realizzata in fiera martedì 8 maggio 2018 durante l'allestimento
FreshPlaza (FP): Presidente, come in ogni fiera, è un miracolo che al momento dell'apertura tutto sia perfetto e in ordine.
Renzo Piraccini (RP): Sì, un miracolo spinto però dalla passione e dall'impegno di tutti.
FP: Nell'era di internet il settore ortofrutticolo ha ancora bisogno di una fiera?
RP: Certo, è indispensabile, e fortunatamente tutta la filiera italiana si è compattata attorno all'evento di Rimini. Il comparto sta attraversando una fase di grande cambiamento. L'evoluzione c'è sempre stata, ma in questi ultimi anni il fenomeno ha subito una forte accelerazione. Chi non si adegua ai cambiamenti tecnologici, ai nuovi mercati, all'uso dell'e-commerce, rischia di essere tagliato fuori. Macfrut va a scongiurare questo pericolo portando a conoscenza di tutti le novità e facendo incontrare gli operatori. Nei padiglioni di Rimini, a ingresso gratuito, gli addetti del settore potranno toccare con mano quanto c'è di nuovo sia sui prodotti, sia sui processi produttivi. Forzando un po' il concetto, mi viene da dire che se non sei a Macfrut non fai parte del sistema ortofrutticolo.
Foto scattata in fiera martedì 8 maggio 2018 durante l'allestimento
FP: Ma cosa può esserci di nuovo in un comparto che agli occhi dei consumatori pare arretrato, dove l'agricoltore nelle pubblicità è rappresentato con zappa, cappello di paglia e filo d'erba in bocca?
RP: Purtroppo l'immagine che spesso scaturisce è proprio questa, di un mondo immaginario. I nostri imprenditori, invece, lungo tutta la filiera, sono estremamente votati all'innovazione. O meglio, coloro che hanno capito che è indispensabile innovarsi, sono quelli che stanno conquistando i mercati. E ce ne sono parecchi. E le novità sono tante: si pensi solo all'evoluzione del settore orticolo dove la coltivazione in verticale in apposite celle di accrescimento è ormai una realtà; oppure l'uso dei droni per mappare la coltura e risparmiare acqua e fertilizzanti, o le tecniche di conservazione che permettono di ridurre gli sprechi. Se al consumatore venisse comunicata con quanta attenzione ogni giorno gli operatori lavorano per portare sulle tavole ortofrutta di qualità al giusto prezzo, investendo in tecnologie e know how, probabilmente i consumi aumenterebbero.
Foto scattata in fiera martedì 8 maggio 2018 durante l'allestimento
FP: E quali sono invece le criticità?
RP: E' l'altra faccia della medaglia: abbiamo dei segmenti che corrono, come quelli delle tecnologie di lavorazione, packaging, post raccolta, e che esportano almeno il 50%. Il mondo produttivo, invece, salvo taluni casi, è più ingessato e non coglie i cambiamenti nella giusta maniera. Occorre che la base produttiva sia sempre più organizzata e riesca a raggiungere nuovi mercati con un prodotto di alta qualità buono da mangiare.
AcquaCampus, un vero e proprio campo sperimentale sulle tecnologie di irrigazione
FP: Ma i nuovi mercati sono lontani...
RP: Sì, ma le tecnologie di conservazione e la logistica oggi permettono di raggiungere praticamente ogni angolo del globo con costi assolutamente competitivi. La Germania per decenni è stata la meta delle produzioni ortofrutticole italiane. Oggi è un mercato inflazionato. I primi dieci Paesi destinatari dei prodotti italiani sono tutti europei, con la Germania ad assorbire quasi la metà dal prodotto (quota 42%, con un +5,8%). A seguire Francia (quota 14% del totale, +9,5%) e Austria (quota 8%). Ultimo dato, il Paese dove si è registrata la migliore performance dell'export italiano è stato la Spagna con un +12,8%. Occorre guardare oltre. I container refrigerati permettono di esportare frutta a media e lunga conservazione in tutto il mondo, e per la frutta deperibile ad alto valore aggiunto c'è il trasporto aereo. Gli spazi ci sono: il primo che arriva li occupa.
AcquaCampus
FP: Il settore ortofrutticolo italiano, spesso compresso dalla concorrenza di altre nazioni, riuscirà a riaffermarsi?
RP: Sono fiducioso, ma molto dipende dalla mentalità degli operatori. Vi sono filiere come kiwi, mele, pere, uva da tavola, che sono fra le più apprezzate al mondo. Di certo occorre che gli operatori sappiano cogliere le opportunità della globalizzazione. La logistica, lo ribadisco, permette di raggiungere tutto il mondo in tempi brevi e a costi contenuti: non si può rimanere confinati entro i soliti schemi. Che spesso sono mentali, più che geografici.