

"Il tartufo - spiega Amato (nella foto a lato) - è un fungo Ascomicete ipogeo appartenente al genere Tuber. Il fungo stabilisce un rapporto simbiotico, di tipo ectomicorrizico, con radici di alberi, arbusti e, in rarissimi casi, con piante erbacee. Comunemente per tartufo si intende il solo corpo fruttifero ipogeo che viene individuato con l'aiuto di cani e raccolto a mano. Il tipico profumo penetrante e persistente si sviluppa solo a maturazione avvenuta e ha lo scopo di attirare gli animali selvatici (maiale, cinghiale, tasso, ghiro, volpe - ndr), nonostante la copertura di terra, per spargere le spore contenute e perpetuare la specie".
I costi sono legati a parametri quali l'estensione del terreno da destinare a tartuficoltura e, soprattutto, alla qualità del materiale che viene impiantato. Sarebbe necessario rivolgersi esclusivamente ad aziende aventi sede in Italia, visto che nel volgere degli ultimi anni alcune aziende hanno dimostrato di aver raggiunto notevoli competenze sia nella produzione di piante micorrizate di eccellente qualità, che nella consulenza da fornire a chi decidesse di investire nel settore della tartuficoltura.
"Con condizioni climatiche e sanitarie ottimali - aggiunge l'agronomo siciliano - si ottengono i primi tartufi anche dopo 5 anni, ma considerando le specie vegetali da mettere in dimora nei terreni siciliani, le tempistiche di crescita aumentano leggermente, spostando le prime raccolte ottimali a 6/7 dalla messa a dimora e - nei casi registrati più di frequente - dopo 10 anni. Alcuni impianti di coltivazione intensiva francesi sono riusciti a ottenere anche in soli 4 anni i primi corpi fruttiferi, ma con una tecnologia sotto brevetto".

Il tartufo, in quanto bene di lusso, non ha una domanda classica in quanto la quota della spesa per questi beni aumenta in funzione al reddito del consumatore, quindi si ha una domanda eterogenea e diffusa nel mondo. Ma vi sono paesi quali Francia e Italia in cui il tartufo rappresenta un alimento tradizionale e quindi più ricercato.
Tartufo di Sicilia
"La Sicilia, a discapito di quanto si possa pensare - conclude Gianchino - ha tutte le carte per la coltivazione del tartufo in quanto la matrice delle nostre rocce madri dà origine a terreni calcarei che sono ideali per la produzione del tartufo. E nel Ragusano, ma non solo, vengono già raccolti dei tartufi".
La tartuficoltura, a quanto pare, può verosimilmente rappresentare una significativa voce di interesse produttivo per una molteplicità di ragioni. Uno dei vantaggi è quello di poter utilizzare dei terreni marginali, non di rado inutilizzabili per altre produzioni agrarie. A questo c'è da aggiungere la possibilità di realizzare impianti poco esigenti per quanto concerne le cure agronomiche. Il risultato non è difficile da raggiungere "se si ha cura di impiantare specie ottenute da germoplasma siciliano e micorrizate con micelio proveniente da tartufi anch'essi isolani, entrambi perfettamente adattati alle condizioni climatiche e ambientali dell'isola".
Contatti:
Dr. Carmelo Gianchino
Tel.: +39 3381656232
Email: carmelo.gianchino.agr@gmail.com
Dr. Giovanni Amato