Russia, per l'Italia l'export era gia' in calo in fase pre-embargo
I numeri sono categorici. Nel periodo settembre 2010 - agosto 2011 le esportazioni italiane di frutta in Russia erano pari a 164 milioni di euro, le stesse relativamente al periodo settembre 2013-agosto 2014 erano state di 108 milioni, con un calo del35%. E l'embargo ancora non c'era. Tale dinamica, continua il rapporto Nomisma, ha lasciato spazi ad altri competitor dell'Italia (Spagna e Polonia in primis).
"Non mi stupisco di questi dati - commenta il forlivese Gianluca Bagnara, economista e consulente - per tutta una serie di fattori. Prima di tutto dobbiamo dimenticarci, anche nel caso in cui domani per ipotesi cessasse l'embargo, di tornare ad esportare a certi livelli. Il fatto è che negli ultimi anni il Rublo ha subito una svalutazione di circa il 50% e i consumi sono diminuiti. Un altro fattore è l'organizzazione dei nostri competitori. Gli Olandesi, ad esempio, stanno realizzando migliaia di ettari di serre; i Tedeschi sono già presenti in Russia. Mettendo in piedi un'azienda in Russia, fra l'altro, si possono importare le derrate aggirando, di fatto, l'embargo. Io stesso ho provato a sondare il terreno per creare una rete di imprese italiane ed entrare nel mercato russo, ma nessuno si è mostrato granché interessato".
Un mercato perso, dunque, quello russo? Su certi fronti parrebbe di sì, come riportano i dati di Nomisma. Ma vi sono eccezioni. Ad esempio la ditta sementiera romagnola Cora Seeds ha aumentato le proprie esportazioni (cfr. Freshplaza del 6 aprile 2016). Anche il settore della quarta gamma potrebbe tornare ad affermarsi. Non a caso, nel periodo precedentemente citato il valore delle esportazioni di verdure pronte era passato da 10,6 milioni a 21,7 milioni di euro.
Foto a lato: Gianluca Bagnara.
"La scorsa estate - conclude Bagnara - ero a Mosca e ho incontrato il vice ministro all'agricoltura. Mi ha spiegato che l'embargo è una forma di autotutela e che durerà parecchi anni. La Russia è una grande potenza, ma può essere messa alla fame in pochi giorni perché non è ancora autosufficiente, se non per un misero 15%; l'obiettivo di Putin però è raggiungere il 50% nel volgere di pochi anni. Quindi stanno investendo moltissimo e mettendo in piedi delle filiere che facciano aumentare il grado di autonomia alimentare. Alle aziende italiane avevo appunto proposto questa opportunità, senza però ricevere molto credito".
Per leggere gli altri approfondimenti sull'embargo russo, consulta lo Speciale di FreshPlaza.