"Abbiamo pensato, sbagliando, che frutta e verdura, così come sono proposte oggi nei supermercati, avrebbero subito un significativo incremento negli acquisti, in linea con i crescenti bisogni di salute e benessere. Così non è stato". Da questa considerazione, Alessandra Ravaioli, presidente dell’Associazione Nazionale "Le Donne dell’Ortofrutta", ha preso le mosse nel suo intervento, in occasione dell'Osservatorio Freschissimi, svoltosi ieri 18 settembre 2018 presso il Centro Tecnico del Commercio – Azienda Speciale della Camera di Commercio di Bologna.
Gli interrogativi sollevati da Ravaioli lanciano una sfida al settore, partendo da una visione al femminile dell’ortofrutta, in cui la chiave è prima di tutto l'empatia con i consumatori.
Il percepito del consumatore diventa pertanto cruciale ai fini di una riorganizzazione comunicativa e di efficace presentazione dei prodotti ortofrutticoli nei punti vendita. Come spiegarsi infatti il drastico ridimensionamento dei consumi di ortofrutta in Italia, passati da 148,2 kg annui pro capite nel 2000 ai soli 131 kg di oggi?
Come spiegarsi anche le sofferenze di quest'anno, sul fronte della domanda nei supermercati, a fronte di situazioni contingenti (caldo, guide salutistiche, raccomandazioni dei medici, etc.) che avrebbero invece dovuto favorire i consumi?
Sopra: il parterre. Sotto: un momento dell'intervento di Alessandra Ravaioli
Alessandra Ravaioli ha posto in luce alcuni elementi di criticità, calandosi nei panni del cliente consumatore: "Se è vero che il reparto ortofrutta è il biglietto da visita del punto vendita e determina la frequenza di acquisto, allora vorrei si respirasse l'aria del mercato, con i profumi della natura, i colori, l'allegria, i fiori, insieme a frutta e verdura. Vorrei capire cosa sto acquistando, essere guidata nell'acquisto. Il reparto non può essere solo a libero servizio".
"Vorrei - ha proseguito Ravaioli - essere incuriosita dall'esposizione, affascinata dalle proposte declinate in diverso grado di servizio. Dal prodotto a collo, a quello tagliato a mo' di snack. Dal prodotto confezionato ad altissimo contenuto di servizio, a quello raccolto e posto subito in vendita".
Questi ingredienti non mancano, nei punti vendita, ma spesso, come ha sottolineato la relatrice: "sono confusi in un vissuto esperienziale poco gratificante. Comprare ortofrutta in Gdo risulta faticoso, mentre dovrebbe essere un piacere!".
I punti di forza su cui fare leva
A prescindere dai messaggi fuorvianti dell'informazione generalista in Italia e non solo - si pensi soltanto a quante volte le immagini di frutti e ortaggi gettati via sono passate per emblematiche dello spreco alimentare! - l'Italia ortofrutticola ha importanti frecce al proprio arco. Prima di tutto, è il Paese con la produzione più garantita e con meno residui.
Il report annuale pubblicato il 14 marzo dal Ministero della Salute dà il 99,2% dei prodotti a norma; risultano nettamente al di sotto le irregolarità (0,8%), rispetto alla media europea (che è l'1,6%).
La rete dei produttori organizzati in OP o in cooperative costituisce un'ulteriore garanzia e una ricchezza per il Paese, con mezzi di produzione e terreni di proprietà, e con un coinvolgimento diretto degli operatori su tutti i fronti.
Mai fare sconti sul sapore
Infine, se il sapore è l'elemento che fidelizza l'acquirente, l'ortofrutta non può derogare su questo aspetto. Anche qui sono stati compiuti passi da gigante in termini di innovazione tecnologica, varietale e agronomica, proprio al fine di elevare il livello di qualità. Ravaioli ha ricordato alcuni casi di successo per quanto riguarda fragole, meloni, ciliegie, pesche e uva.
Perciò, il fatto che ancora troppo spesso si trovi frutta insapore in vendita al supermercato dipende da un processo logistico non ottimizzato. "Serve meno tempo, più rotazione, giusta refrigerazione", ha detto Alessandra Ravaioli, concludendo: "I consumatori ci chiedono sempre di più e noi dobbiamo saper dare loro le risposte giuste!"
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Foto sotto: Alessandra Ravaioli insieme a Nicola Colavella, direttore di FuturMark