Contro la cimice asiatica ci sarebbe già un rimedio di lotta biologica mediante insetti utili; purtroppo si tratta di una specie non autoctona in Italia, quindi va prima risolto il nodo del divieto di introdurre in natura specie o popolazioni non stanziali. E' il concetto espresso dal sottosegretario all'agricoltura Alessandra Pesce in occasione di un'interrogazione sollevata in Commissione dalla deputata Sandra Savino nei giorni scorsi.
La deputata, eletta in Friuli Venezia Giulia, ha sottolineato che "nel Medio Friuli e nella zona collinare, la situazione si presenta più drammatica degli anni precedenti: l'invasione dei questi insetti ha determinato la distruzione dei raccolti di ciliegie, albicocche e pesche e le piante di alto fusto sono già ricoperte da piccole cimici che in 30-40 giorni diventeranno adulte, in grado quindi di provocare ulteriori danni. Le misure adottate dalla regione Friuli Venezia Giulia si sono rilevate del tutto inadeguate e insufficienti".
Il sottosegretario ha spiegato che "nell'ambito del Progetto Nazionale ASPROPI, è stato individuato un Imenottero (Ooencyrtus telenomicida) parassita delle uova della cimice marmorata, che può essere allevato in biofabbriche e che già ha dimostrato, in ambiente controllato, di poter parassitizzare efficacemente le uova della Cimice marmorata".
Considerando tuttavia che l'insetto utile non potrà essere disponibile a breve, il Ministero è corso ai ripari rilasciando l'autorizzazione per alcune molecole. Nel dettaglio, sono state rilasciate dal Ministero della Salute autorizzazioni definitive per quattro principi attivi (Etofenprox, Fosmet, Lambdacialotrina e Clorpirifos metile) di comprovata efficacia per trattare e prevenire le infestazioni del parassita su ciliegio, susino, melo, albicocco, actinidia, pero, pesco, cotogno, nespolo.