Nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 2018, in gran parte della Calabria, sono caduti 300 millimetri di pioggia in sei ore, lo stesso quantitativo che si registra solitamente in 3 mesi autunnali; 370 mm in tutto il giorno. Le zone maggiormente colpite sono state quelle della fascia centrale, tra le province di Crotone, Catanzaro e Vibo Valentia.
Un primo bilancio parla di due morti certi nel lametino, una donna e un bambino, e un altro bimbo disperso. La popolazione ha cercato scampo sui tetti, decine di automobilisti sono stati soccorsi dopo essere rimasti fermi tra acqua e fango, decine gli evacuati per rischio di esondazioni o di frane, un ponte sulla strada provinciale 19 a Curinga è crollato, altre persone sono state soccorse dai vigili del fuoco, costretti a usare i gommoni per percorrere strade impraticabili, trasformate in fiumi. E poi traffico ferroviario sospeso (vedi aggiornamenti).
Una situazione drammatica, che ha spinto il governatore Mario Oliverio ad annunciare l'immediata richiesta al Governo della dichiarazione dello stato di calamità naturale.
Ma se contro gli eventi straordinari nulla si può, alcune delle gravi conseguenze che ne susseguono possono e devono essere evitate. Alcuni politici hanno dichiarato che "nel 2018 non possiamo più permetterci che persone muoiano per colpa del maltempo". Il disastro che ha colpito la Calabria ha creato disagi e ingenti danni, evidenziando forti carenze strutturali.
"La difesa del suolo è la vera emergenza - si legge in una nota dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali - perché la prima grande opera pubblica necessaria al Paese è la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico. Dobbiamo abituarci a convivere con lunghi periodi di siccità e con improvvise, copiose e devastanti precipitazioni. Dobbiamo recuperare la logica della prevenzione, della manutenzione, della cura dell'esistente e del presidio del territorio".
"Il mondo rurale svolge un ruolo di primo ordine, soprattutto nella fase di prevenzione. Bisogna intervenire ripristinando e potenziando la rete idrografica presente, restituendo valore alle opere di sistemazione idraulica agraria e forestale, e accompagnare l’agricoltore, con il supporto del mondo tecnico-scientifico e politico nel riappropriarsi delle aree marginali".
Il bilancio è grave e preoccupante e, in questa situazione, anche l’agricoltura paga un dazio elevato. Una denuncia che arriva a gran voce soprattutto da diverse aziende agricole, che si sono viste allagare e distruggere dalla furia dell'acqua il lavoro portato avanti con cura, investimenti economici e passione.
Un'esempio è quello dei Vivai Milone, azienda già nota sulle nostre pagine (cfr. FreshPlaza del 21/10/2016). Maria Grazia ed Emanuela Milone - come scrivono su Facebook - sapevano già che non sarebbe stata una mattina come le altre, ma non si aspettavano conseguenze di tale portata per la loro attività.
"Vedere tutto questo con i propri occhi e non poter fare niente è devastante. Siamo noi agricoltori i primi custodi del territorio, ma forse siamo anche gli unici e questo non basta. Queste mancanze diventano perdite!".
L'allerta maltempo era stata lanciata, anche se non ci aspettava una tale violenza. Le due imprenditrici sottolineano però che, anche se "l'evento è stato straordinario, fiumi e canali non sono puliti affatto o non come dovrebbero".
Come mostra il post in basso, a distanza di 24 ore e con tanta fatica, i Vivai Milone hanno cominciato il lavoro di ripristino, aiutati anche dal tempo atmosferico favorevole e dalla riduzione dei livelli dei corsi d'acqua. "Vorremmo non essere lasciati a noi stessi da chi di dovere, perché la sicurezza è un diritto".
"Quanto successo in Calabria - ha dichiarato Sabrina Diamanti, presidente del CONAF-Consiglio dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali - purtroppo è l'ultimo di tanti eventi che stanno interessando da anni la nostra nazione: ora è il momento di piangere le vittime. Poi occorre impegnarsi affinché queste tragedie non si ripetano, attraverso politiche e governance che parlino di prevenzione e non più di somma urgenza".