I principi attivi vengono revocati e dunque la difesa, nella coltivazione delle patate, si complica. Ma non è detta l'ultima parola: integrare più tecniche di difesa, senza affidarsi solo alla chimica, nel medio-lungo periodo può portare a controllare gli insetti in maniera efficace e sostenibile.
Di difesa in pataticoltura si è parlato ieri, 18 dicembre 2018, a Molinella (Bologna), nel cuore dell'area produttiva emiliana, presso la sede di Patfrut. L'evento, al quale hanno partecipato quasi un centinaio di persone fra agricoltori e tecnici, è stato organizzato da Patfrut, Unapa e Consorzio agrario dell'Emilia.
Bruno Parisi, Sante Cervellati e Antonio Ferro
Dopo i saluti introduttivi di Sante Cervellati (Unapa), Davide Pasini (Patfrut) e Antonio Ferro (presidente Consorzio Agrario dell'Emilia), Bruno Parisi del Crea-CI ha sottolineato come la revoca di alcuni neonicotinoidi abbia ridotto diverse armi di difesa. "Ma non si deve disperare, occorre solo cambiare strategia. Dal punto di vista agronomico è bene evitare semine di rottura sui medicai, mentre occorre fare più affidamento sulla biofumigazione e l'uso di geoinsetticidi. Anche la mappatura del rischio può aiutare, così come anticipare semina e raccolta. Infine, servirebbe una nuova mentalità commerciale che alzi la soglia del danno accettabile, in modo che l'anello più penalizzato non sia sempre e solo l'agricoltore".
Stefano Campagna
I principi elencati da Parisi sono stati poi approfonditi nelle relazioni successive. Stefano Campagna di Patfrut ha elencato i principi attivi utilizzabili contro la dorifora, dopo la revoca di tre nicotinoidi. "Fitofarmaci a base di acetamiprid possono essere usati, in Emilia Romagna, contro dorifora nella dose di 1,3 kg ad ettaro e un solo trattamento l'anno".
Durante la relazione di Roberto Matteo
Negli scorsi mesi, sono state effettuate alcune prove per capire la resistenza di alcune varietà e selezioni rispetto agli elateridi. Come spiegato dall'esperta Isadora Benvegnù, molte delle varietà maggiormente coltivate sono sensibili agli elateridi. Tuberi con elevata sostanza secca non sono più resistenti degli altri, così come la buccia rugosa non è indice di maggiore resistenza agli attacchi. "Fra le altre - ha detto l'esperta - la selezione Q 115-6 ha mostrato la minor percentuale di danno".
Luca Lazzeri
E se la chimica di sintesi sta venendo meno, si fa sempre più spazio la chimica naturale, vale a dire la biofumigazione. Come spiegato dai ricercatori Luca Lazzeri e Roberto Matteo, vi sono delle piante come Eruca sativa e Brassica Juncea che, una volta triturate e interrate, a contatto con l'acqua e gli enzimi liberano sostanze biocide. Le prove hanno dato risultati più che incoraggianti. "Fermo restando - ha detto Lazzeri, che studia la biofumigazione da oltre 30 anni - serve un cambio di mentalità e gestione della coltura. Serve conoscenza e cultura, perché integrare la biofumigazione fra le varie opzioni di lotta dà risultati nel medio periodo, nel momento in cui si raggiunge un certo equilibrio. E' una strategia di lungo termine, non per l'emergenza".
Claudio Cristiani e Davide Ponti del Consorzio agrario dell'Emilia hanno riportato i risultati di un'esperienza di lotta agli elateridi basata su irrigazione localizzata con un formulato chimico biofumigante. "Rispetto al testimone, che ha registrato il 30% di danno, la tesi difesa con il solo formulato ha avuto un 13% di danno. Vale quindi la pena compiere altre sperimentazioni".
Lorenzo Furlan
"Seminare prima e raccogliere prima", ha detto agli agricoltori Lorenzo Furlan di Veneto Agricoltura. "Può sembrare una cosa da poco, ma anticipare di 15 giorni può voler dire abbassare del 15-20% il danno. E' davvero grave che per la patata non esistano tabelle per valutare la soglia del danno, come c'è per quasi tutte le colture. Tramite il monitoraggio preventivo, si dovrebbe seminare solo in quelle zone in cui la presenza di elateridi non è elevata".