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Intervista a Giuseppe Parrella ed Elisa Troiano del CNR di Portici e ad Alessandro Benvenuti dell'Eurofins di Fondi

I cambiamenti climatici responsabili dell'incidenza crescente di Parietaria Mottle Virus su Pomodoro

"In uno scenario di cambiamenti climatici, sta aumentando l'incidenza del parietaria mottle virus (PMoV, genere Ilarvirus, famiglia Bromoviridae) su pomodoro, fino a raggiungere incidenze del 30%, specie in serra; ciò è conseguenza dell'ampliamento del periodo di fioritura della Parietaria officinalis, principale serbatoio del virus, che ormai abbraccia tutto l'anno".

"Ritrovamenti della virosi piuttosto recenti sono avvenuti in Campania e nel basso Lazio, nello specifico, in Costiera Sorrentina, nell'area vesuviana, in alcune zone del napoletano (Villaricca-Giugliano) e nella piana di Fondi".

Questo è quanto riportano i ricercatori Giuseppe Parrella, Elisa Troiano dell'Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR di Portici e Alessandro Benvenuti, Principal Investigator dell'Eurofins Agroscience Service di Fondi (LT), durante un'intervista con FreshPlaza.

"La prima segnalazione di PMoV risale alla fine degli anni '80 in Piemonte, dove fu descritto su Parietaria officinalis, prima specie ospite. Negli anni '90 venne segnalato per la prima volta su pomodoro in varie regioni italiane. Sempre su pomodoro, venne identificato in seguito anche in Francia, Spagna e Grecia. Recentemente è stato segnalato su bella di notte (Mirabilis jalapa), su peperone e su rucola (Diplotaxis tenuifolia). Nel sud della Spagna, è costantemente segnalato su pomodoro da industria, con un'incidenza del 3-5%. Da un punto di vista epidemiologico si è visto che dagli anni '90 a oggi si sono evoluti ceppi più aggressivi, con gamma di ospiti più ampia e capaci di indurre sintomi più gravi (ad es. in pomodoro)".

"PMoV induce sintomi su pomodoro che un occhio poco esperto può confondere con quelli causati da TSWV, CMV o ToMV, specie in caso di infezioni miste. Tale virus ha tutte le potenzialità di divenire devastante, considerando i danni al frutto e agli apici vegetativi: in penisola sorrentina i produttori definiscono la sindrome causata da PMoV sull'ecotipo sorrentino come "cima nera", per la rapida necrosi che colpisce l'apice delle piante a seguito dell'infezione".

"E' trasmesso passivamente dai tripidi, che trattenendo sul corpo il polline infetto, possono inoculare il virus nella pianta attraverso microlesioni sull'epidermide che essi creano durante la loro frenetica attività trofica. I vettori principali sono sicuramente i tripidi, ma si è visto che qualsiasi insetto che venga a contatto con polline infetto può potenzialmente diffondere tale virosi; infatti anche i bombi, usati come impollinatori nell'ambito della produzione biologica, possono contribuire significativamente a diffondere la virosi".

"La lotta che consigliamo - piegano i ricercatori -  è quella ai "potenziali" vettori, i tripidi, ma soprattutto è necessario tenere puliti, per quanto possibile, i campi, le capezzagne e le aree intorno alle serre dalle infestanti, soprattutto dalla parietaria, serbatoio principale del virus".

"Non sono ancora disponibili kit diagnostici commerciali, ma noi al CNR abbiamo sviluppato metodi molecolari altamente sensibili e specifici per PMoV, come RT-PCR con primers disegnati per coprire tutto il genoma del virus (è in corso uno studio di variabilità tra gli isolati di tale virus) e ribosonde "fredde", utili per saggiare un'elevato numero di campioni ad ogni test. Inoltre, tali sistemi diagnostici sono risultati utili per identificare resistenze genetiche a tale virus in germoplasma selvatico di pomodoro, da impiegare in futuri programmi di miglioramento genetico".