Il Distretto Agrumi si è distinto in varie iniziative, nei mesi scorsi, per sollecitare il precedente Governo su diversi argomenti: dalla commercializzazione delle arance in Cina alla richiesta di un piano agrumi che affronti, tra l'altro, anche le emergenze di malsecco e Tristeza. Abbiamo pertanto chiesto al presidente del Distretto Agrumi, Federica Argentati, quali elementi di continuità e quali di discontinuità la filiera chiede al nuovo Governo.
Sopra: Federica Argentati in nostra foto di repertorio, scattata a Berlino (febbraio 2019).
"I problemi e le opportunità del comparto agrumi – ha risposto Argentati - sono state presenti, in continuità direi, con tutti i Governi che si sono susseguiti. Semmai, la discontinuità è legata proprio a questi cambiamenti di gestione politica che certamente non possono che rallentare percorsi già intrapresi. Percorsi che, individuati e sollecitati da tempo da tutte le parti in causa, restano comunque centrali per uno dei settori più importanti del Sud Italia".
"Ai primi di agosto – ha proseguito la presidente - l'ex sottosegretario Alessandra Pesce si è recata in visita in Sicilia su invito del Distretto, con un sopralluogo tra gli aranceti e i limoneti siciliani dove è abbastanza evidente il problema delle fitopatie Tristeza e Malsecco. Si è parlato, alla presenza di imprenditori e di rappresentanti delle associazioni di categoria, di programmazione, di un piano agrumi, di valorizzazione delle produzioni e del territorio anche attraverso azioni di comunicazione che dovrebbero essere mantenuti nell'agenda dell'attuale Governo".
"Si è parlato della necessità di ridurre quanto più possibile il rischio dell'ingresso di nuove fitopatie, oltre che dell'importanza di un approccio di sistema in cui, peraltro, le esigenze delle imprese coincidano con quelle dei consumatori e dell'ambiente. Si sono affrontati i temi della tracciabilità e degli accordi di filiera, dei costi di produzione e del rilancio delle produzioni di qualità Dop, Igp e Bio. Tutti punti noti, da inserire organicamente in un piano agrumi, la cui discussione è certamente stata rallentata dalle vicende politiche note a tutti. Adesso dobbiamo correre. La campagna agrumicola è alle porte".
La necessità di continuità
"Nel fare pertanto i nostri migliori auguri al nuovo Governo e in particolare ai nuovi responsabili dei rispettivi dicasteri Mise e Mipaaft – ha ribadito la Argentati - chiediamo che la loro azione possa essere efficace, da stimolo per i territori e per le imprese agrumicole che non possono solo continuare a sperare che le promesse diventino realtà ma che effettivamente vedano i risultati di una strategia che va programmata e perseguita con determinazione. Colgo l'occasione per invitare in Sicilia la neo ministra dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, che con la sensibilità già dimostrata su alcuni specifici argomenti, come la Xylella in Puglia e l'approccio green, potrà certamente apprezzare, da vicino, il complesso e affascinante mondo dell'agrumicoltura siciliana, una delle più importanti filiere agricole per il rilancio dell'agroalimentare italiano".
A proposito di Mise, sull'export in Cina, attese le competenze degli attori istituzionali, il Distretto ha insistito affinché si avesse l'ok al trasporto anche via aerea oltre che via nave. Un risultato ottenuto.
Cosa resta da fare per sfruttare pienamente questa opportunità?
"A luglio, e quindi poco prima che il Governo precedente lasciasse il posto a quello attuale – ha risposto l'esperta - il Distretto si era impegnato nel sollecitare la composizione di un tavolo di confronto al Mise dove, alla presenza di vari esponenti della filiera, dalle imprese accreditate per l'esportazione di arance in Cina all'ICE sino alla dirigenza della Regione Siciliana, ai Consorzi di Tutela e ai rappresentanti delle associazioni di categoria, si era giunti alla determinazione di proseguire il percorso intrapreso nel corso della precedente campagna: ossia spingere per un'azione di sistema ritenuta improcrastinabile, con la consapevolezza della necessità di sostenere la commercializzazione delle nostre arance anche con l'intervento dell'ICE, attraverso azioni di comunicazione sul territorio cinese, con azioni di incoming nei territori agrumetati siciliani (progetto 'Le Vie della Zagara') e con la richiesta di modifica del protocollo Italia-Cina con l'inserimento di altre specie di agrumi".
Il rischio di perdere il lavoro già fatto e la variante Alibaba
"Auspichiamo che tutto questo lavoro non vada perso – ha spiegato l'agronomo - I primi carichi per la Cina sono già arrivati, nuove aziende si sono accreditate al protocollo e sono pronte per spedire le loro arance. Alibaba è disponibile a implementare la commercializzazione dei nostri agrumi. Quindi non c'è che da mettersi subito al lavoro per promuovere i nostri prodotti verso i consumatori cinesi, con un posizionamento adeguato nella fascia di mercato individuata".
"Ritengo che i tempi, rispetto alle esigenze di questa campagna, siano già molto stretti. Su questo la parola discontinuità non avrebbe senso, anzi bisogna fare in fretta. E poi, parlando di continuità, bisogna andare avanti con la diffusione di erogatori di frutta fresca e trasformata negli ospedali, nelle scuole e negli edifici pubblici. L'ex ministro della Salute, Giulia Grillo, aveva già sposato questa istanza che consentirebbe di promuovere il consumo di alimenti sani e benefici e di sostenere le produzioni nazionali. Non bisogna lasciar cadere questo impegno. Per noi costituisce una delle priorità".
Ecco cosa farà adesso il Distretto
"Per quanto ci riguarda – ha concluso Federica Argentati - come sempre porteremo avanti le istanze della filiera agrumicola siciliana e continueremo il percorso intrapreso con la consapevolezza che qualsiasi azione politica rischia di essere vanificata se la nostra filiera non troverà modi e forme per collaborare in maniera strategica sia ai livelli rappresentativi e istituzionali sia al livello di imprese. Il Distretto Agrumi di Sicilia, come sempre, ci sarà. Con spirito di servizio, di proposizione e di pungolo, se e quando necessario".