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Noci: i consumatori devono sapere come vengono coltivate quelle estere

Il prezzo internazionale delle noci di qualità, negli ultimi due anni, ha subito per la prima volta, da fine anni '90 ad oggi, un calo netto sia a causa dei dazi reciproci fra USA e Cina, sia a causa dell'aumento dell'offerta. Organizzarsi diventa un imperativo. Questo e altri aspetti della coltura del noce sono stati affrontati da Enrico Bortolin di Nogalba, durante una relazione alle recenti Giornate tecniche sul Noce (cfr. FreshPlaza del 23/09/2019). 

Foto d'archivio

"L'eccessiva frammentazione del comparto - ha detto Bortolin - senza un coordinamento tecnico e commerciale sono il miglior regalo che si possa fare a chi si occupa di consegnare ai consumatori il prodotto finito. Negli ultimi due anni, le noci californiane di qualità e calibro che arrivavano a 3,3 euro/kg, alla fine del 2018 sono state offerte a 2,2 euro/kg, con una diminuzione cioè del 35%".

Bortolin ha messo in guardia anche su un altro problema. "L'Unione Europea impone di ridurre l'uso del rame metallo a 4 kg l'anno. Negli Stati Uniti se ne usano 35 kg e la loro discussione è se ridurlo a 25 kg l'anno. In Cile, invece, non stanno programmando alcuna riduzione. Dobbiamo informare l'opinione pubblica che le noci prodotte con 35 o 50 kg di rame, o con l'uso di antibiotici come avviene negli Usa, e con una lista infinita di insetticidi di cui il 50% già banditi in Europa, sono buone come le nostre, ma i loro processi produttivi sono molto più impattanti rispetto ai nostri".

"Le noci sono talmente uguali per i consumatori, che noi vecchi produttori abbiamo dovuto finanziare una ricerca volta a smascherare i furbetti del commercio che vendevano noci cilene o australiane come italiane".

"Chi parte a coltivare noce oggi - ha concluso l'esperto - non ha neanche più il vantaggio di essere fra i primi. Chi parte ora legando il prezzo di vendita al prodotto californiano d'importazione ha già perso soldi anche sui conti di previsione. Sarebbe auspicabile una cabina di regia per la ricerca in cui i coltivatori, pagando parte della stessa, possano dire la loro, non sui metodi scientifici adottati, ma sull'indirizzo e le priorità applicative".