A due settimane dalla disastrosa grandinata del 19 settembre 2019, che ha colpito il 50% dell'intera produzione di Pesca di Leonforte IGP, è tempo di fare riflessioni e bilanci. Ciò in attesa che vengano realizzati gli obiettivi che l'Unione Europea si è proposta in materia di cambiamenti climatici. Come noto - e FreshPlaza ne ha rilevato gli effetti nefasti in varie occasioni - il comparto agricolo è il più colpito dal clima avverso, con intere produzioni in qualche caso azzerate.
Ne sa qualcosa Domenico Di Stefano, direttore commerciale del Consorzio di Tutela della Pesca di Leonforte IGP, che il 19 settembre 2019 ha assistito inerme alla decimazione del 50% dell'intera produzione.
Frutti colpiti dalla grandinata del 19 settembre 2019.
"Una grandinata così - racconta Di Stefano - non s'era mai vista: chicchi grandi quanto noci, accompagnato da fortissime folate di vento hanno gravemente danneggiato molti di quei produttori che conferiscono pesche al Consorzio. Fortunatamente possiamo fare affidamento su diverse varietà e abbiamo rilevato, insieme ai periti, che una parte importante delle superfici produttive non ha subito danni. Pertanto abbiamo disponibilità di prodotto, seppure in una situazione che si preannunciava già precaria in termini di volumi per via del maltempo primaverile".
La zona di Leonforte (EN) è quella in cui si produce questa pesca, che assomma in sé fattori ambientali, umani e una tecnica produttiva che prevede la copertura di ogni singolo frutto con un sacchetto in carta pergamena. Negli anni, le particolari caratteristiche di qualità della pesca - denominata settembrina o tardiva di Leonforte - hanno varcato i confini regionali, affermandosi nei mercati dell'intera penisola, tanto che dal 2010 gli è stato attribuito dall'Unione Europea il marchio IGP-Indicazione Geografica Protetta.
"La grandine – riferisce a FreshPlaza Fabio Billotta, agronomo del Consorzio di tutela - è un tipo di precipitazione atmosferica che colpisce a fasce, pertanto ha interessato più i terreni di Leonforte del fondovalle, compromettendo circa il 50% della produzione totale. La restante parte, nella zona più alta, a circa 500 metri slm, è rimasta intatta. Inoltre, siamo pronti per la raccolta delle varietà tardiva ed extra tardiva che, siamo sicuri, ci daranno grandi soddisfazioni".
"Siamo consapevoli che possa esserci qualche preoccupazione sul fronte commerciale - conclude Domenico - e per questo vogliamo tranquillizzare la GDO dal timore di ritrovarsi con un prodotto a scaffale segnato dalla grandine. Le nostre relazioni commerciali restano solide; procede bene la campagna per il prodotto destinato alla trasformazione che, per ovvie ragioni, sta crescendo in volume".
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