Nessun entusiasmo per la campagna dell'uva da tavola, in quest'annata 2019. La stagione va avanti forzatamente a causa dei prezzi bassi che in alcuni casi vengono definiti anche vergognosi, attestandosi per la varietà Italia a mezzo euro (o meno) al kg.
Ben lontani sembrano i tempi, da quel fantastico 2017 che vide l'apertura di stagione con quotazioni anche di oltre 4 Euro/Kg per le uve primaticce. Quella campagna fu davvero esaltante fino alla fine, quando a dicembre inoltrato l'uva stava ancora sulle piante per essere venduta nel periodo natalizio a buon prezzo.
Annus horribilis invece il 2018, con la tragica presenza del fenomeno del cracking, cioè la spaccatura degli acini, che ridusse in alcune zone anche del 60% le produzioni di uva Italia, specialmente in Puglia.
Quest'anno, i dati e le informazioni che provengono dai mercati compongono un quadro caratterizzato da andamenti differenti per le diverse varietà e nelle varie piazze monitorate. In generale, l'andamento climatico e le abbondanti piogge di maggio hanno condizionato negativamente la prima parte della campagna. In Sicilia, le varietà precoci hanno registrato una riduzione dei volumi prodotti e un ritardo di circa due settimane rispetto al periodo di riferimento per la raccolta.
Anche nelle principali aree produttive pugliesi si è registrato un ritardo della maturazione e una flessione delle rese delle varietà precoci. Prendendo in esame i prezzi all'origine delle diverse varietà, emerge in particolare che le uve Victoria hanno ottenuto prezzi abbastanza bassi.
Le varietà di uve apirene raccolte in luglio e agosto hanno registrato prezzi in aumento rispetto allo stesso periodo della campagna precedente. Le uve della varietà Palieri registrano prezzi in flessione rispetto al 2018 ma in aumento, secondo quanto riferisce Ismea, rispetto alla media delle ultime cinque campagne.
Sempre dai dati Ismea risulterebbe che "le uve delle varietà Italia e Red Globe mostrano una variazione positiva sia rispetto al 2018 sia rispetto alla media delle ultime 5 campagne. Relativamente all'export, l'Italia è al quinto posto tra i Paesi esportatori, con spedizioni per circa 700 milioni di euro, preceduta dagli USA e tallonata dal Perù. L'Italia è il principale produttore europeo, ma attualmente l'offerta nazionale è incentrata su varietà tradizionali come Victoria, Palieri, Italia e Red Globe e presenta una scarsa disponibilità di nuove varietà e di uve seedless".
Export delle uve italiane in chiaroscuro
A causa nel lento rinnovo varietale, laddove disponibile, "le esportazioni italiane" si legge sul sito dell'Ismea sarebbero "sempre più minacciate dai Paesi produttori emergenti che sono in grado di guadagnare quote sui principali mercati di sbocco grazie a uve di elevata qualità, ben presentate e offerte ad un prezzo competitivo. L'andamento delle esportazioni italiane di uve da tavola tra il 2014 ed il 2018 evidenzia una sostanziale stabilità in termini di volumi intorno alle 450mila tonnellate. L'aumento dei prezzi medi ha determinato la crescita degli introiti da 560 a 665 milioni di euro, a valori correnti".
E intanto in Puglia si sono registrate, pochi giorni fa, le proteste dei coltivatori di uva da tavola che reagiscono pacificamente al crollo dei prezzi alla produzione.