Infortuni in agricoltura in aumento. Domenica 13 ottobre 2019, l'Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) ha organizzato l'edizione 2019 della Giornata dedicata alle vittime del lavoro. In agricoltura, il numero degli infortuni denunciati è aumentato dell'1,1%, passando da 18.732 a 18.946.
Ma quali sono le cause del fenomeno che non si riesce ad arginare? Chiediamo chiarimenti all'avvocato Gualtiero Roveda, che segue con attenzione la materia per conto di Fruitimprese, in qualità di referente tecnico della Commissione che stipula il CCNL "Ortofrutta".
FreshPlaza (FP): In un Paese che fonda la propria democrazia sul lavoro, qual è la ragione per cui si continua a registrare un numero impressionante di vittime tra i lavoratori? Sono necessarie norme più severe?
Gualtiero Roveda (GR): A mio giudizio, no; sarebbe sufficiente applicare la normativa in vigore per prevenire, piuttosto che per reprimere.
FP: Le Organizzazioni sindacali denunciano mancanza di coordinamento tra le varie Autorità di vigilanza.
GR: Hanno ragione. Ogni Regione ha una propria politica di prevenzione, con diverse sensibilità rispetto alle imprese, mutevoli in base al quadro politico. L'azione statale è, a sua volta, distribuita su diversi enti. E' lo stesso problema di mancanza di coordinamento tra autorità di controllo che si registra in materia di legislazione alimentare. In ciascun ambito, dovrebbe esserci un solo organo di vigilanza che possa disporre di un'unica, efficace banca dati, in modo analogo a ciò che è avvenuto in campo ambientale con Arpa e Sistema nazionale della prevenzione ambientale. Solo da un apparato ben organizzato può scaturire una virtuosa azione preventiva. Di questa si avvantaggerebbero soprattutto le imprese sane, penalizzate dalla concorrenza sleale di chi opera nell'illegalità del lavoro.
FP: Vi è chi denuncia anche la sostanziale ultra-decennale scarsa applicazione da parte delle Procure del decreto 231 del 2001 sulla responsabilità delle imprese in materia di infortuni e malattie sul lavoro.
GR: Effettivamente l'applicazione di questa norma si sviluppa lentamente e "a macchia di leopardo", nel territorio italiano. Anche questo determina una distorsione della concorrenza tra le imprese che ne sono assoggettate e quelle che, di fatto, non lo sono.
FP: Ma nel caso si verifichi un infortunio sul lavoro di una certa gravità, quali sono le responsabilità del datore di lavoro?
GR: La particolare tutela e salvaguardia del diritto del lavoratore all'integrità psico-fisica, garantita dall'attuale stratificata e complessa serie di norme, è presidiata da un sistema sanzionatorio che prevede, quale conseguenza alla commissione di un illecito, responsabilità giuridiche di carattere sia penale, sia amministrativa sia civile.
FP: Ma, nelle società complesse, chi è il "datore di lavoro" che deve rispondere di eventuali violazioni penali?
GR: In linea di principio, tutti gli amministratori sono destinatari delle norme sull'igiene e sicurezza sul lavoro. E', tuttavia, possibile limitare la responsabilità a chi effettivamente, nell'ambito dell'impresa, si occupa con competenza e autonomia della materia, formalizzando compiutamente deleghe di gestione o di funzioni.