Passione e professionalità dei melicoltori, microclima di una zona di montagna vocata per la coltivazione di mele, rispetto per l'ambiente e armonia con la natura sono i fattori alla base del nuovo posizionamento di Mela Val Venosta.
"Quello che abbiamo definito come Il Paradiso delle Mele è una importante focalizzazione sui valori che ci contraddistinguono e su quelle che sono le maggiori tematiche odierne, come la sostenibilità, ma anche su nuovi progetti da portare avanti, come una crescente produzione senza l'utilizzo di diserbanti e lo sviluppo del biologico", dichiara Fabio Zanesco (nella foto sotto), direttore commerciale di VI.P Val Venosta.
"E' una nuova chiave di volta sulla quale lavorare per i prossimi anni, in modo da avere una linea guida chiara. Tutto cambia, infatti, di continuo; gli stessi mercati cambiano repentinamente. Una bussola che indichi la strada da percorrere è quindi fondamentale".
Con una resa media di 320mila tonnellate di mele convenzionali e bio, da qui al 2025 l'aumento delle quote bio e delle varietà club è una strada già segnata. "Aumenteranno progressivamente in base alle nostre strategie e all'andamento del mercato. Con le mele club abbiamo piani di impianto fissi fino al 2025; su alcune cultivar decideremo poi nel 2020 e, in base a questo, la situazione potrebbe cambiare dal 2024 in avanti".
Tendenza in aumento anche per il biologico. "E' naturale che a un certo punto questo andamento tumultuoso si calmiererà; ciò accadrà quando il mercato troverà il suo equilibrio" continua Zanesco. "Quest'anno, è ancora sbilanciato a favore della domanda. Se si hanno qualità e programmazioni adeguate, si può lavorare bene nell'arco dei 12 mesi. Dalla stagione 2020/21 bisognerà tener conto delle rese produttive; le superfici aumentano, così come i consumi, ma i ritmi possono essere diversi".
Parco varietale in evoluzione: produrre qualità nelle zone giuste
"Le varietà e gli impianti più vecchi e gli areali più problematici a livello qualitativo, saranno i primi da sostituire. La riduzione va chiaramente a scapito delle cultivar tradizionali e delle zone meno vocate a fare qualità. Produrre bene nelle zone giuste permette al produttore di portare a casa un reddito anche in situazioni di mercato difficili".
Zanesco è abbastanza ottimista sul mercato attuale, sia in Italia che in Spagna. "Dinamicità e buona richiesta, con prezzi leggermente superiori alla scorsa stagione e volumi sotto controllo. Si avverte in maniera netta la mancanza del surplus produttivo della Polonia, registrato lo scorso anno. Per alcune varietà, a causa dell'andamento climatico, il calibro è inferiore e bisogna cercare di adattare i mercati a una mela mediamente più piccola. Di conseguenza, le quotazioni dei calibri medio-grandi di queste cultivar sono molto più alte. La situazione è similare in quasi tutta Europa".
"La qualità non manca – continua il direttore commerciale – e i consumi rimangono, per quanto ci riguarda, nella media, non risentendo delle temperature più elevate del periodo. In questa fase di mercato, inoltre, non ci sono molti prodotti alternativi, con volumi significativi".
La Polonia punta almeno a pareggiare la qualità delle mele italiane in futuro, ci riuscirà?
"Massimo rispetto per le altre nazioni produttrici, come la Polonia – commenta Zanesco – Ci sono zone, aziende e organizzazioni di produttori che hanno investito in nuovi impianti e magazzini nonché in consulenza tecnica, e fanno un buon lavoro. Non sono competitivi solo a livello di prezzo e portano sul mercato anche prodotti buoni. Bisogna però vedere di quale remunerazione hanno bisogno".
"Sono convinto che, per fare qualità, ci siano dei costi da sostenere. Nel lavoro, inteso come ricerca di personale professionale o da formare ma anche in impianti, piante, magazzini e tanto altro. A preoccuparmi è l'equilibrio generale di mercato: in annate in cui la produzione complessiva è troppa, soffrono i polacchi, soffriamo noi e tutti coloro che producono. Perciò la carta vincente è la differenziazione".
Vietnam, Taiwan e Thailandia: a che punto siamo
"Se con Hong Kong e Singapore siamo già partiti con i carichi e con la Malesia partiremo a breve, stiamo intraprendendo solo i primi passi della strada verso Vietnam e Taiwan – conclude il direttore commerciale di VI.P – Per quanto riguarda Taiwan, siamo in attesa della visita degli ispettori fitosanitari che avverrà nelle prossime settimane. Per il Vietnam, siccome è previsto un trattamento a freddo di oltre 80 giorni, abbiamo seguito le indicazioni del protocollo e stoccato le mele nelle celle secondo le linee guida indicate; non saremo pronti prima di gennaio 2020, poi bisognerà fare il punto della situazione con i potenziali importatori una volta aperte le celle".
"Per la Thailandia, c'è stata una visita in Italia degli ispettori thailandesi alla fine di settembre e si continua con le negoziazioni sul protocollo. E' un mercato molto interessante, in quanto è uno dei pochi in Asia ad avere un gusto diverso in fatto di mele; richiede infatti un prodotto più acidulo. Spero, quindi, che nella campagna 2020/21 si possa cominciare a esportare".