Se il Citrus tristeza virus (CTV) è il patogeno più distruttivo che abbia colpito l'agrumicoltura italiana, e per il quale è in atto una imponente riconversione degli impianti su portinnesti tolleranti, il Plenodomus tracheiphilus, agente del mal secco, costituisce il fattore limitante dello sviluppo della limonicoltura. Un problema che attende soluzioni da oltre 100 anni, da quando cioè si è insediato nell'area messinese per poi diffondersi in tutte le aree limonicole del Mediterraneo.
Limone colpito dal mal secco
Tenuto conto che i pochi fitofarmaci ancora autorizzati hanno considerevoli limiti d'impiego, la gestione della malattia è diventata difficile, oltreché onerosa in quanto affidata solo alla potatura, e purtroppo non risolutiva. Proposte innovative vengono da una ricerca sviluppata nel Siracusano da alcuni ricercatori specializzati in biotecnologie applicate all'agricoltura, che potrebbe (ma qui il condizionale è d'obbligo, vista la complessità del problema) migliorare la gestione della malattia. Una nuova visione strategica, diversa da quella attuale, con interventi basati su dati oggettivi e approcci innovativi.
Marcella Russo
"Grazie al sostegno di alcune aziende leader della provincia di Siracusa, alla collaborazione dei Servizi regionali allo Sviluppo e alla Difesa fitosanitaria, e di agronomi operanti sul territorio – ha detto la ricercatrice Marcella Russo - abbiamo individuato nuove procedure e protocolli per rilevare in tempo reale la quantità di inoculo presente nel terreno e le infezioni in atto, ma anche di individuare il grado di colonizzazione dei diversi organi della pianta. Elementi che, incrociati con i parametri meteo-climatici (umidità e temperatura) permettono di ottimizzare gli interventi di potatura e limitare a pochi momenti critici il ricorso ai prodotti chimici per il contenimento delle infezioni epigee (foglie e rametti)".
"I dati generati, validati al momento in laboratorio – ha spiegato - saranno a breve valutati in prove sperimentali di campo, in diverse condizioni ambientali e trasferite a tecnici e produttori. In parallelo, è in corso una sperimentazione sull'impiego di alcuni biostimolanti che, attraverso un corretto posizionamento in campo, potranno stimolare meccanismi naturali di resistenza nei siti elettivi dell'infezione (fasci vascolari)".
"Per ridurre invece la carica di inoculo al suolo, responsabile delle infezioni radicali, stiamo lavorando allo sviluppo di preparati microbici naturali, che rilasciano metaboliti secondari capaci di stimolare le difese naturali della pianta e contenere la carica di inoculo. La ricerca richiede competenze di metagenomica, trascrittomica e metabolomica".
"Alla base c'è la possibilità di rilevare facilmente la presenza del patogeno – ha aggiunto Antonino Catara (nella foto accanto), già Professore di Patologia vegetale e Delegato alla Ricerca presso l'UniCT- sviluppando una nuova consapevolezza circa i più recenti strumenti che possono agire sui numerosi microrganismi che vivono in associazione con le piante (microbiota) e che, con esse, costituiscono un sistema integrato di informazioni genetiche (microbioma), concorrendo all'insieme dei caratteri fenotipici, fra cui la resistenza agli stress biotici e abiotici".
"Mi piace pensare che, in un prossimo futuro, si potrebbero approntare già in vivaio piante più resistenti al mal secco, grazie all'inserimento di endofiti naturali antagonisti in grado di contrastare la colonizzazione sistemica dei loro fasci vascolari a opera del fungo. Ciò presenterebbe il vantaggio di valorizzare in pieno l'intero germoplasma dei limoni IGP della Sicilia, e non solo".