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Lo ha detto l'esperto Michele Preti durante un incontro tecnico

Cimice asiatica, tante armi diverse per vincere la guerra

Armi poco potenti, se prese singolarmente, ma con una certa efficacia se integrate insieme. Unite da un monitoraggio continuo e azioni preventive. Pare essere questa la ricetta, attualmente disponibile, per combattere la cimice asiatica Halyomorpha halys. Se ne è parlato lunedì 2 dicembre 2019 durante un incontro a Longiano (Forlì-Cesena), organizzato da L'Agrotecnica.

Michele Preti di Astra

"Il monitoraggio è troppo spesso trascurato, ma è indispensabile per attuare una efficace strategia di difesa", ha rimarcato più volte Michele Preti, tecnico sperimentatore del Centro di Saggio ASTRA (Agenzia per la sperimentazione tecnologica e la ricerca agroambientale). "La cimice è polifaga, colpisce tutte le colture, e quasi tutti gli stadi, a parte le uova e la prima forma giovanile, sono dannosi".

Tanti gli intervenuti all'incontro tecnico del 2 dicembre 2019 a Longiano (Forlì-Cesena)

In Italia ci si è concentrati molto sulla chimica, ma i principi attivi ammessi sono pochi e forse qualcun altro verrà eliminato. Ma soprattutto, al di là delle molecole, è difficile capire il momento giusto per effettuare il trattamento al fine di ottenere la massima efficacia. La cimice è un insetto furbo, con una repentina capacità di adattamento. Nei frutteti preferisce stare nelle parti alte e, se la temperatura è bassa o il clima umido, sta ben riparata anche nei mesi primaverili ed estivi.

"Vi sono studi complessi – ha aggiunto Preti – soprattutto negli Stati Uniti, ma ora anche in Italia, sull'uso di trappole e feromoni. Questi ultimi non sono quelli di tipo sessuale, ma aggreganti, perciò le cimici che si trovano nel raggio di 50-60 metri vengono attirate nei pressi della trappola. In Georgia, nell'ex Unione Sovietica, stanno combattendo una lotta estrema contro la cimice e stanno facendo divulgazione anche nei confronti della popolazione, perché il problema non è solo degli agricoltori, ma di tutta la collettività e il territorio. Lì usano anche la tecnica dell'attract & kill (attrazione e successiva eliminazione delle cimici attratte) che è comunque utile a ridurre le popolazioni presenti nell'ambiente, quando realizzata su ampia scala. Vi sono anche trappole luminose per la cattura nelle ore notturne".

Razionale e complementare: queste le due parole chiave per la lotta alla cimice. Preti ha poi affrontato il tema degli insetti utili: "Si parla tanto del genere Trissolcus e delle due relative specie, T. japonicus e T. mitsukurii. Allo stesso modo Anastatus bifasciatus è un parassitoide con delle potenzialità e per di più autoctono. I dati finora disponibili hanno dimostrato che le diverse specie di parassitoidi oofagi possono essere tra loro complementari e non credo si debba demonizzarne una o un'altra. Contro la cimice servono tante armi da integrare tutte insieme".

Da sinistra Luca Mirossevich, Filippo Milella (Adama), Gianni Gasperoni (L'Agrotecnica), Michele Preti (Astra), Fabio Natali (L'Agrotecnica)

Poi c'è la difesa passiva tramite l'uso delle reti. Queste hanno dato ottimi risultati anche se, ancora una volta, va sottolineato che da sole non sono sufficienti, così come qualsiasi altro metodo di contenimento. Vanno usate con criterio e integrate anche agli altri sistemi, fra cui la chimica e le trappole, oltre alla massima attenzione alle chiusure tempestive, avendo cura di non lasciare aperture in alto o in basso.

Gianni Gasperoni e Fabio Natali, titolari de L'Agrotecnica, hanno ringraziato i numerosi agricoltori presenti, sottolineando come la lotta alla cimice debba riguardate tutto un territorio e non un singolo agricoltore o due confinanti.

"A breve, la Regione Emilia-Romagna – ha precisato Natali – pubblicherà un bando PSR per finanziare la realizzazione di impianti di reti, finanziati all'80%. In base ai criteri che sono stati anticipati, siamo preoccupati perché questi fondi rischiano di essere assorbiti totalmente da poche aziende di grandi dimensioni".

Luca Mirossevich e Filippo Milella di Adama sono intervenuti per descrivere l'eziologia della maculatura bruna e le armi a disposizione per cercare di contrastarla. Anche in questo caso, è bene mettere in campo un approccio di tipo integrato, senza trascurare gli aspetti agronomici utili a predisporre una condizione di partenza favorevole al buon uso dei fungicidi.