Molte sono le cultivar che, con il passare degli anni, sono quasi del tutto scomparse, e che molte imprese agricole non intendono più coltivare poiché i loro frutti sono poco conosciuti e quindi scarsamente richiesti. Tra queste, in particolar modo troviamo i fruttiferi minori, cioè quelle specie arboree o arbustive, quali ad esempio gelso, corniolo, azzeruolo, diffuse prevalentemente nel centro-sud della Penisola, dove il clima non è molto rigido.
Tra queste specie troviamo anche il corbezzolo (Arbutus unedo), una pianta sempreverde della famiglia delle Ericaceae in grado di raggiungere l'altezza di una coltivazione arborea (5-8 m).
Il corbezzolo, un frutto tipicamente autunnale, è una piccola bacca tra i 4-8 grammi di peso, di colore arancio-rossastra, la cui buccia presenta dei tubercoli. Seppure sia un frutto poco conosciuto, vi è un rinnovato interesse verso questa coltivazione, anche in virtù della sua buona adattabilità alla trasformazione industriale. Infatti, da essa è possibile ottenere confetture, succhi, gelatine, sciroppi e creme. E' molto raro che il corbezzolo venga consumato fresco, anche perché non esistono in commercio varietà selezionate a tal fine.
L'interesse delle imprese è dovuto anche alle caratteristiche nutraceutiche del frutto, ma non solo. Questa bacca è infatti ricca di zuccheri e di vitamina C. Dai frutti, foglie e fiori si estraggono principi attivi che vantano proprietà astringenti, antinfiammatorie, antireumatiche, diuretiche, antidiarroiche.
Cosa sapere prima di avviare la coltivazione.
Il corbezzolo è una pianta molto vigorosa e fruttifera, che non richiede particolari interventi agronomici. La specie è propagata agamicamente per talea semilegnosa. Si adatta molto bene negli areali costieri, dove il clima è piuttosto mite.
La messa a dimora delle piante è importante: si consiglia innanzitutto di effettuare questa operazione tra l'autunno e la fine dell'inverno e di posizionare la pianta a una distanza non inferiore di 4 m l'una dall'altra. Occorrerà poi avere non solo una buona esposizione ai raggi solari, ma anche un riparo dal sole diretto, evitando, in ogni caso, terreni calcarei.