Se si vuole salvare la filiera del pero, occorre adottare misure straordinarie perché con le scelte tradizionali non si risolve nulla. Lo afferma l'operatore Ettore Ceccarelli di Julius, il quale aggiunge: "E' un grido di di dolore e rabbia o meglio, di profondo dispiacere, quello che si leva per la coltivazione del pero che sta morendo. Gli enti preposti sembrano non comprendere pienamente il problema, e anche l'eventuale indennizzo economico al produttore per i danni subiti dalla cimice, come sta accadendo in Friuli Venezia Giulia, è irrisorio e non risolutivo".
Il maltempo di maggio, la cimice asiatica a giugno e la Maculatura bruna di luglio hanno creato enormi difficoltà agli agricoltori, che hanno perso fino al 70% della produzione di pere. Come si possono sconfiggere queste attacchi?
"Se si vuole salvare la filiera del pero - aggiunge Ceccarelli - è necessario adottare misure non convenzionali, come hanno fatto ad esempio, anche se per motivazioni diverse, in Portogallo e in Spagna per la pera Rocha: per continuare ad esportarla in Brasile è stata fatta una deroga all'uso dell'Etossichina. E' necessario cambiare il disciplinare per sconfiggere lo Stemphylium versicarium, la maculatura bruna del pero: la riduzione di molecole autorizzate ha creato un fungo monster, super resistente agli ormai troppo pochi principi attivi disponibili".
Rispetto alla cimice asiatica, gli insetti antagonisti, di origine italiana Anastatus bifasciatus e asiatica Trissolcus japonicus sono una speranza , ma serviranno alcuni anni prima di ottenere dei risultati.
"Occorre autorizzare le vecchie molecole, cioè esteri fosforici - precisa Ceccarelli - non più in uso in Italia, ma ancora prodotte e vendute in Africa ed Asia, per abbassare la popolazione svernante della Halyomorpha halys trattando i tetti dei casolari, i ruderi, le siepi sempreverdi o comunque le zone dove la cimice si ripara durante il periodo invernale e, se necessario, autorizzare il trattamento anche sulle piante del pero".
"Quest'anno gli agricoltori, per le problematiche citate, hanno avuto bassi raccolti - fino al 70% in meno - e perciò ci sarà un abbattimento fino al 20% dei pereti stessi. Quando la produzione di pere è così scarsa, non si è più interessanti per la grande distribuzione europea, che si è già rivolta al Portogallo per l'acquisto di pere Rocha, al Belgio e ai Paesi Bassi per Conference e Decana, alla Spagna per Abate, Conference, Williams e Max Red Bartlett, abbandonando i produttori italiani".
"Sono convinto che solo adottando misure straordinarie si potrà conservare la produzione del pero, altrimenti perderemo il primato, come è già successo con pesche e nettarine. Inoltre, anche la ricerca deve essere potenziata, non solo quella fitosanitaria ma anche quella varietale: da 20 anni in Italia, ad esclusione della varietà Carmen, non sono stare create nuove cultivar interessanti".
Contatti:
Ceccarelli Giulio Srl
Via della Frasca, 7
47020 Longiano (FC)
Tel.: (+39) 0547 53055
Email: [email protected]
Web: www.juliusfruit.it