A detta di molti, il 2019 sembra non essere stato un anno semplice per il comparto agricolo, sia in termini produttivi/agronomici che commerciali. Pertanto, a pochi giorni dalla fine dell'anno, FreshPlaza ha voluto raccogliere le principali problematiche che gli agricoltori hanno dovuto affrontare, facendo riferimento alle principali produzioni coltivate nel nostro Paese.
Un anno caratterizzato da eventi atmosferici sempre più violenti. Bombe d'acqua, trombe d'aria, shock termici, forti raffiche di vento hanno messo a dura prova agricoltori e colture, facendo anche prendere, ai veri protagonisti della filiera, decisioni drastiche, spesso dettate dalla disperazione.
Agrumi.
Se l'attuale campagna agrumicola è caratterizzata dalla riduzione di produzione a causa di una serie di concause, pure quella immediatamente precedente non sembra sia andata poi così bene, specie per l'arco jonico. Già a febbraio 2019, infatti, si assisteva a una profonda crisi commerciale, con prezzi di vendita da 0,05 a 0,15 €/kg, a fronte dei 0,30 €/kg dei costi di produzione. Mentre alcuni agrumicoltori preferirono lasciare i frutti non raccolti, altri presero la drastica decisione di tagliare i loro impianti, perché la rinuncia alla coltivazione risultava più conveniente della produzione.
Fragole.
Un'annata caratterizzata da alti e bassi, sia per quanto riguarda l'andamento climatico sia per quanto concerne quello commerciale, con l'assenza di contrattazioni vivaci e prezzi di vendita adeguati. Nel clou della campagna, infatti, gli ingenti quantitativi provenienti dall'estero (non solo europei) hanno provocato una forte saturazione sui mercati e, di conseguenza, problemi nella commercializzazione e nella remunerazione agli agricoltori, con quotazioni che non hanno superato 1,50 €/kg ( al di sotto sia dei costi di produzione che di trasporto).
Pere.
Per questa referenza, invece, il 2019 è risultato l'anno con la più bassa produzione di sempre, con un'offerta nazionale complessiva di 365.000 tonnellate, contro le 730.000 tonnellate del 2018. Questa drastica riduzione non è stata solo dovuta alle grandinate e alla cascola dei frutticini a causa degli sbalzi termici, ma soprattutto alla vertiginosa diffusione della cimice asiatica.
Mele.
Situazione simile anche per le mele, il cui calo di produzione riguarda tutta Europa, con circa 10.500.000 tonnellate complessive, a fronte di 13.200.000 ton nel 2018. In Italia, la riduzione è stata stimata intorno al 3%.
Drupacee.
Annata molto difficile anche per albicocche, ciliegie, pesche, nettarine, specie in Basilicata e Puglia. Molti di questi areali, nel maggio 2019, sono stati colpiti da condizioni climatiche fuori dall'ordinario, che hanno determinato la perdita della produzione di oltre il 60%, specie nel metapontino.
Uva da tavola.
Nonostante le temperature sopra le madie stagionali, si pensava che l'uva da tavola, essendo un prodotto nuovo sul mercato autunnale, potesse destare l'interesse dei consumatori. Invece settembre e ottobre, i mesi clou per la vendita di questa referenza, sono stati caratterizzati da poche richieste e prezzi insoddisfacenti, tanto da indurre proteste pacifiche dei produttori davanti ad alcune catene di supermercati. Una campagna che sembra non essersi del tutto ripresa, malgrado le imminenti festività natalizie.
Il 2019 è stato dunque un anno difficile per i produttori ortofrutticoli, i quali sempre più spesso non vedono ripagato il loro lavoro e i sacrifici di un intero anno. Dal lato climatico, ben poco si può fare, ma vogliamo ricordare alcune pratiche da tenere a mente per salvare le piante e il raccolto dai frequenti eventi climatici anomali:
- Realizzazione di impianti antigrandine;
- Ottima scelta varietale, mettendo a dimora cultivar che abbiano un periodo di fioritura più tardivo, in modo da sfuggire alle gelate tardive;
- Riduzione le lavorazioni del terreno;
- Adozione di tecniche agronomiche (ad esempio, la baulatura) capaci di ridurre l'asfissia radicale;
- Uso razionale dell'acqua di irrigazione, specie nei periodo in cui le bombe d'acqua sono più frequenti o probabili.