Martedì 27 ottobre 2020, un tornado si è abbattuto sulla zona di Acconia di Curinga, in provincia di Catanzaro (Calabria). Il maltempo ha colpito, nello specifico, le serre di una decina di aziende agricole lungo la statale 18, che sono state divelte. I vigili del fuoco di zona sono intervenuti per le verifiche e la messa in sicurezza dell'area.
Fonte foto: twitter.com/emergenzavvf
"Il fenomeno si è formato in mare e poi si è spostato verso la costa per un chilometro interessando, essenzialmente, capannoni, serre e colture protette. Noi non abbiamo registrato danni, ma altri miei colleghi hanno le serre rase al suolo", riporta un produttore.
Fonte foto: Coldiretti Calabria
E un altro aggiunge: "Ci sono danni ingenti a fragole, zucchine e fagiolini. Nella zona almeno 8-9 aziende sono state colpite. Le loro serre sono state completamente schiacciate. Noi abbiamo qualche danno alle coperture in plastica, ma siamo decisamente tra i fortunati che l'hanno scampata".
Fonte foto: Coldiretti Calabria
Un vivaista, che ancora non aveva ricollocato i teli sui tunnel dopo l'estate, riporta lievi danni alle piante di agrumi. "Non sembrerebbe nulla di grave. Le piante hanno subito lesioni che dovranno essere curate. Se superano lo stress, potranno essere vendute, altrimenti andranno perse".
Tenendo presenti le forti difficoltà e tutte le problematiche di carattere economico e sanitario causate dal Covid-19, al fine di garantire il ripristino del potenziale produttivo, Confagricoltura Catanzaro e Coldiretti Calabria ritengono indispensabile e fondamentale l'intervento urgente della Regione e che si metta in atto il necessario per attivare la procedura di richiesta, al Ministero, del riconoscimento dello stato di calamità naturale.
Fonte foto: Coldiretti Calabria
Le stesse aree, nel mese di ottobre 2018, erano già state colpite da eccezionali eventi alluvionali, da cui a fatica gli operatori avevano cercato di rimettersi in piedi.
"Per i numerosi danni subiti nell'alluvione dell'ottobre 2018 non abbiamo visto un centesimo. La verità è che siamo i più esposti ai cambiamenti climatici e ci rimettiamo sempre in maniera diretta, senza aiuti – sostiene un operatore del settore – Chi può, si lecca le ferite e riparte, chi non può chiude. Questo è drammatico. Quindi a cosa serve dichiarare lo stato di calamità? Ma, soprattutto, a chi serve?".