Per soddisfare la domanda europea, servono altri 40mila ettari di castagno. Se ne è parlato presso il Centro di studio e documentazione del castagno (CSDC), a Marradi (Firenze) in occasione del webinar: "Il rinnovo della Nostra castanicoltura", quando si è discusso di previsioni di produzione a livello europeo in occasione di Eurocastanea 2020, la rete europea di portatori di interessi dei maggiori paesi produttori di castagne e marroni in Europa. Oltre all'Italia, aderiscono a questo network, promosso da AREFLH, anche Francia, Spagna, Portogallo e Austria.
Un castagneto tradizionale
Nell'incontro della scorsa settimana, organizzato dal CSDC, oltre alle previsioni di produzione sono state discusse altre problematiche relative al rinnovamento degli impianti castanicoli, e alle questioni sanitarie che possono incidere anche in maniera determinante sulla produttività.
Di fatto, secondo le stime effettuate in ambito Eurocastanea, si calcola che, a livello europeo, per soddisfare il fabbisogno di castagne e marroni sarebbe opportuno disporre di ulteriori 40.000 nuovi ettari investiti.
Luciano Trentini in una foto d'archivio
L'analisi della situazione produttiva italiana, coordinata dal Loris Beccaro, docente all'Università di Torino, che si è avvalso della collaborazione di altri esperti italiani facenti parte della rete europea ed esperti dei singoli territori castanicoli, è stata presentata da Luciano Trentini del CSDC.
"In ambito europeo, l'Italia - ha detto Trentini - è sicuramente il paese che ha la maggiore tradizione castanicola sia come produttore sia come trasformatore ed esportatore. Per questa campagna 2020 si stima, salvo verifiche di fine raccolta, che la produzione possa raggiungere le 35.000 tonnellate. In alcune regioni, sono state le condizioni climatiche che hanno creato danni maggiori sia nel periodo primaverile (gelate tardive e piogge) che estivo-autunnale (inondazioni, forti venti e piogge)".
"L'aumento della produzione nazionale potrebbe in parte arginare le importazioni di castagne e marroni che, secondo gli ultimi dati disponibili, hanno superato le 30.000 tonnellate e hanno comportato un esborso finanziario superiore ai 100 milioni di euro. In Italia, nel 2020, la situazione produttiva è risultata piuttosto eterogenea: alcune regioni come la Calabria, il Piemonte e il Lazio lamentano perdite produttive importanti, superiori al 20-30%. In altre, invece, come la Campania, l'Emilia-Romagna, la Toscana, il Trentino Alto Adige, la produzione è indicata con aumenti superiori al 20-30%", ha precisato Trentini.
Campania
Una breve analisi evidenzia come in Campania la produzione sia prevista in aumento del 20-30% rispetto al 2019. In questa regione la produzione, che può contare su di una solida organizzazione commerciale, si ricava da circa 13.800 ha coltivati con cultivar locali. Nella regione, la qualità del prodotto è sancita da due riconoscimenti, la "Castagna di Montella" IGP e il Marrone di Roccadaspide" IGP.
Calabria
Nella Regione Calabria, al contrario, si evidenza una situazione piuttosto negativa; infatti si è stimato che la produzione di castagne sia più bassa del 20-30% rispetto al 2019. Questa riduzione può essere imputabile in particolare al minor calibro dei frutti, a causa delle scarse precipitazioni estivo-autunnali e alle elevate temperature, soprattutto nelle aree produttive di bassa quota. Il prodotto è veduto ad operatori di altre regioni, e in parte viene trasformato.
Lazio
Nel Lazio, la produzione di castagne e marroni proviene da circa 5.600 ettari di superficie coltivata. La previsione del raccolto evidenzia un calo di circa il 20% dovuto alle abbondanti piogge del periodo primaverile, che ha in parte compromesso la fioritura. Successivamente, i lunghi periodi secchi hanno inciso negativamente sul calibro dei frutti. In questa regione, la tipicità della produzione è riconosciuta da una DOP, la "Castagna di Vallerano". In regione la rete commerciale è buona e attrezzata per vendere sia sul mercato interno che estero.
Fasi di raccolta nell'Appennino Bolognese
Emilia-Romagna e Toscana
Situazione diversa sia in Emilia-Romagna sia in Toscana, dove la produzione è in forte recupero rispetto al 2019. Si stima infatti che la quantità che si può ottenere da una superficie di circa 2.500 ettari in Emilia-Romagna e di 5.500 in Toscana sia superiore del 30% rispetto a quella del 2019. In qualche zona la produzione è risultata ancora superiore, ma si devono però fare i conti con alcune piccole aree dove i danni da vespa cinese hanno invece ridotto il raccolto. Il clima favorevole e le giuste piogge hanno di fatto permesso di ottenere un elevato numero di frutti di calibro grosso e medio-grosso.
La solida rete commerciale che opera nel territorio e la presenza di numerosi consorzi di castanicoltori sono un punto di forza del sistema produttivo. La punta di diamante è il marrone, che trae origine dal Marrone Fiorentino. Le due regioni possono contare per castagne e marroni di 3 IGP (Marrone di Castel del Rio, Marrone del Mugello, e Castagna del Monte Amiata) e di una DOP (Marrone di Caprese Michelangelo). Nel territorio sono poi presenti altri prodotti riconosciuti per il prodotto trasformato, soprattutto in farina.
Piemonte
In Piemonte, il 2020 non è stato positivo. In regione, dove si coltivano circa 6.400 ettari, si trovano numerosi impianti di castagneti tradizionali e storici, cui si affiancano nuovi impianti moderni e costruiti con il criterio del frutteto ad alta densità. I castagneti tradizionali sono caratterizzati dalla presenza di cultivar locali di castagne, di cui la più famosa è la "Castagna di Cuneo" IGP, e da varietà di Marroni, fra questi il "Marrone della Valle di Susa" IGP. Sono stati soprattutto i castagneti tradizionali a subire i danni maggiori dovuti a eventi climatici negativi (siccità, danni da eccesso idrico e forte vento) che hanno penalizzato la produzione anche del 40-50%.
Un impianto intensivo
La produzione dei nuovi impianti ad alta densità è stata leggermente migliore e il calo produttivo è stimato in un 20% circa, determinato anche dai danni provocati dalla nevicata dell'autunno del 2019, quando si verificò la rottura di molti rami; ciò ha comportato un'azione importante nella sistemazione delle piante; operazione invece che è risultata più difficile negli impianti tradizionali.
L'Introduzione di nuovi impianti in castanicoltura è partita proprio dal Piemonte che ha aperto una nuova via al rinnovamento dei frutteti. Questo rinnovamento dovrebbe però avvenire utilizzando maggiormente le cultivar della specie Castanea sativa.
Trentino Alto Adige
In Trentino alto Adige, la produzione di castagne e marroni è molto simile a quella del 2019, caratterizzata da un andamento sostanzialmente stabile con bassa piovosità e frutti di calibro medio.
Una connotazione comune a tutte le aree produttive è legata all'effetto Covid-19, che ha purtroppo reso obbligatoria la chiusura di quasi tutte le sagre autunnali delle castagne, che restano per il nostro paese un veicolo importantissimo per sviluppare il consumo delle eccellenze produttive del territorio italiano.