La commercializzazione del kiwi è agli esordi, ma già la confusione regna sovrana. "In questo momento, sul mercato c'è kiwi italiano e kiwi greco, ma non si sa bene quale sia l'uno e quale l'altro", dice l'operatore Maurizio Filippi di Commercio Frutta.
"Non c'è chiarezza, siamo in una situazione di confusione. In Italia abbiamo avuto meno prodotto del normale e il prezzo in campagna è più alto. Per cui c'è molta importazione di prodotto greco che costa 30-40 centesimi in meno".
Il problema è che, una volta in Italia, poi non si capisce bene quale sia quello nazionale e quale quello estero. "Scontiamo la nostra disorganizzazione interna, ma anche europea. Regole diverse fra Stati che creano situazioni di difformità. Il kiwi non parte con 'la targa', per cui è difficile per tutti distinguerli".
Il kiwi italiano di grosso calibro è stato pagato, in campagna, anche 1,20-1,30 euro/kg. "Quest'anno i calibri sono stati, mediamente, leggermente inferiori a un'annata normale. Le partite migliori vengono pagate a caro prezzo. Anche in Grecia c'è stato qualche problema di pezzatura, ma là, grazie a costi inferiori, riescono a vendere a prezzi più bassi".
Pare logico dedurre, quindi, che il kiwi indifferenziato che si trova in commercio ora possa essere anche greco. Inutile nascondersi dietro a una foglia... di kiwi. "La qualità può essere comunque molto buona ma, ribadisco, ci vorrebbe più trasparenza".
All'estero, le catene della Gdo tedesca si stanno muovendo, acquistando sia kiwi greco, sia italiano. "Per il prodotto italiano siamo davvero all'inizio - conclude Filippi -. Prima è bene far smaltire quello d'importazione, che ha prezzi inferiori".
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