In un rapporto realizzato da Copernicus Climate Change Service, il programma europeo di osservazione della terra che fornisce interessanti e frequenti bollettini climatici sulla base di rilevazioni satellitari e stazioni meteo ubicate in tutto il mondo, si evince che lo scorso novembre è stato il mese più caldo mai registrato da quando hanno avuto inizio le prime misurazioni, con un aumento della temperatura di circa lo 0,8°C, se consideriamo l'arco temporale 1981-2010 (+0,1°C rispetto a novembre 2019), mentre, per il nostro Continente, l'autunno 2020 è stato il più mite di sempre. Temperature di gran lunga sopra la media stagionale non solo in Europa, ma anche in Siberia, Stati Uniti, in Sud America, in Sudafrica e in buona parte dell'Australia.
Dati che si aggiungono a quelli dei mesi scorsi, quando, appunto, l'estate 2020 veniva descritta come la più rovente degli ultimi 5 anni, con eventi atmosferici estremi maggiormente frequenti e violenti. Il riscaldamento globale è sempre più marcato, e a farne le spese è proprio il settore agricolo, con piante che fioriscono anticipatamente, frutta e verdura che matura in modo precoce (o che si colora in modo disomogeneo) e produzioni sempre più compromesse da diverse patologie vegetali.
Fattori atmosferici che si ripercuotono a livello commerciale, con deprezzamenti e maggiori quantità di scarto. I cambiamenti climatici mettono in serie difficoltà economiche le aziende agricole, le quali spesso si ritrovano a far quadrare i conti in seguito agli eventi calamitosi che colpiscono le loro coltivazioni, infrastrutture e macchinari utilizzati per le operazioni agronomiche.