Ogni anello della filiera agroalimentare ha delle priorità che vorrebbe in cima all'agenda di ogni ministro dell'agricoltura. Un Ministero che, in Italia, cambia inquilino molto spesso e quasi mai indicando personalità con competenze pregresse nel settore. Parlando con alcuni dei protagonisti dell'agroalimentare, emergono numerose priorità cui occorrerebbe mettere mano al più presto.
Bruno Piraccini, amministratore delegato di Orogel, considera vitale l'armonizzazione delle regole a livello europeo e i rapporti con il resto del mondo. "Assistiamo a importazioni di ortofrutta extra-Ue, da nazioni dove sono autorizzati taluni principi chimici per coltivare e conservare, mentre in Europa e Italia quelle stesse molecole sono vietate, a volte da decenni. Servono regole chiare e univoche affinché la concorrenza sia leale. A che serve vietare certi trattamenti in Italia e poi importare frutta e ortaggi da nazioni in cui quegli stessi trattamenti sono ammessi? Altro tema basilare, che sarà sempre più importante, è legato alla sostenibilità, in quanto i consumatori sono sempre più attenti a come i prodotti vengono coltivati o gli animali allevati".
Francesco Cera
Per Francesco Cera, direttore del Maap, mercato agroalimentare di Padova, la parola chiave è 'trasversale'. "Se fossi io ministro, procederei con un ascolto trasversale. Non è un problema troppo grave se anche il nuovo capo del dicastero non conosce nulla di agricoltura: l'importante è che abbia la capacità di ascoltare le istanze della base, di chi lavora tutti i giorni nel comparto e sa di cosa abbiamo bisogno. Deve parlare con le aziende agricole, le Op, i rappresentanti dei mercati all'ingrosso. In più, occorre un approccio trasversale, cioè il ministero delle Politiche agricole e quello degli esteri devono dialogare fra loro. Il nostro gap è nell'esportazione: la Spagna ha esportato per 12 miliardi di euro e noi solo per 4,5. Questo va oltre all'organismo interprofessionale che, mi pare, non abbia registrato risultati concreti. Dobbiamo essere assistiti per poter esportare meglio".
Renzo Piraccini
Anche le fiere hanno un ruolo fondamentale, nel comparto agroalimentare. Per Renzo Piraccini, presidente di Macfrut, "è necessario aiutare le imprese ad aggregarsi, per essere più competitive all'estero. La dimensione conta, specie quando si ha a che fare con un mercato globale. In seconda battuta, il ministro dovrebbe intervenire sul costo del lavoro in agricoltura, defiscalizzando alcune parti, come quelle legate alla manodopera stagionale per le operazioni di raccolta, diradamento, potatura… Anche il sistema fieristico va tenuto in grande considerazione, perché ogni settore trainante dell'economia deve avere una propria fiera di riferimento, conosciuta in tutto il mondo".
Carlo Carli
Carlo Carli, presidente Confagricoltura di Forlì-Cesena e Rimini indica delle priorità molto concrete, che gli agricoltori chiedono ogni giorno, in tutta Italia: "Le aziende chiedono infrastrutture per avere acqua di irrigazione e a costi accessibili, sia in pianura sia in collina. Inoltre, servono misure adeguate di tutela per il comparto zootecnico, troppo spesso messo alla berlina da campagne denigratorie a livello mediatico".
Omar Papi
Omar Papi, amministratore dell'azienda Futura, che costruisce ed esporta calibratrici per la frutta, è perentorio: "Noi lavoriamo per lo più all'estero. Quindi, per rilanciare le esportazioni servono subito i vaccini e un conseguente passaporto sanitario. Il vaccino, per noi che dobbiamo viaggiare e andare all'estero, è basilare. Serve a dare sicurezza e fiducia per una svolta psicologica. La nazione che vaccinerà prima gli addetti all'export, sarà quella che ripartirà prima economicamente. L'altro aspetto cui mettere mano è quello della burocrazia: le nostre imprese sono le più tartassate da pratiche e lungaggini di ogni genere".