Scienza e Istituzioni al servizio dell'agricoltura, in un convegno che ha trattato un problema fitosanitario diffuso su scala intercontinentale: il "Tomato Brown Rugose Fruit Virus". L'evento, svoltosi mediante la necessaria formula del webinar, ha visto la massiccia partecipazione di molti operatori del comparto, i quali hanno potuto apprendere le ultime novità sull'argomento dalla viva voce degli scienziati impegnati nel contrasto al virus.
Franco Celestre
Folta anche la partecipazione delle Istituzioni, con la presenza di diversi parlamentari del territorio e del neo assessore regionale all'Agricoltura, Tony Scilla, oltre al qualificato intervento di Dario Cartabellotta, dirigente generale del medesimo Assessorato.
Dopo l'introduzione del Presidente dell'Ordine degli Agronomi di Ragusa, Franco Celestre, si è passati al saluto istituzionale degli onorevoli Stefania Campo, Giorgio Assenza, Orazio Ragusa e Nello Dipasquale i quali, a loro volta, si sono espressi, ciascuno dal proprio punto di vista, a sostegno dell'intera filiera.
Interessanti gli interventi programmati (vedi articolo correlato) del convegno dal titolo "La filiera del pomodoro alla luce del ToBRFV", che sono iniziati con la relazione di Antonino Catara, già Ordinario di Virologia e di Patologia vegetale alla Facoltà di Agraria dell'Università di Catania e, oggi, responsabile scientifico del laboratorio AgroBioTech.
Antonino Catara
Catara, dopo un'introduzione sui virus e sulla loro trasmissibilità nelle piante in generale, si è focalizzato sui principali virus delle orticole e del pomodoro in particolare, soffermandosi sul TBRFV.
"I virus sono fra i principali fattori limitanti delle colture - ha detto Catara - in quanto si adattano facilmente a condizioni ambientali e ospiti differenti. Nel caso delle colture ortive, si diffondono a livello internazionale attraverso il commercio di piante e semi. I virus, inoltre, si trasmettono più facilmente in serra, grazie alla densità di impianto e ai cicli colturali intensivi; i più temibili sono quelli che si trasmettono per contatto e per seme. Data la loro dimensione submicroscopica, richiedono metodi di rilevamento accurati e personale altamente addestrato".
Catara, nel suo lungo intervento, ha lanciato alcune proposte operative che partono proprio dalla necessità di avere un materiale vegetale sano per ottenere risultati produttivi adeguati e ridurre i rischi di introduzione di nuovi virus.
"Occorre - ha concluso lo scienziato - realizzare un quadro fitopatologico più ampio da condividere fra operatori, tecnici e ricercatori, al fine di creare una base di conoscenze che favorisca la diagnosi e la prevenzione. Serve, inoltre, una rete come quella prevista nel progetto NetLab (vedi FreshPlaza del 26/02/2021) che condivida la tecnologia HTS integrata da saggi di conferma con altri metodi. Ciò favorirà una rapida crescita delle conoscenze sulla situazione attuale, che consentirà screening completi e approfonditi. Nel contesto, sarà necessario avviare un processo di validazione conforme agli standard EPPO e portare alla conoscenza degli organismi di competenza risultati e suggerimenti utili a rivedere alcune misure. Questi risultati, una volta elaborati, potranno consentire di avviare un piano di sorveglianza territoriale da sviluppare in collaborazione con i laboratori accreditati e mini laboratori specialistici (previsti dal progetto), sotto la regia del Servizio Fitosanitario Regionale".
Subito dopo l'intervento dell'assessore Scilla, il quale si è dichiarato dalla parte del mondo produttivo e ha dato la sua massima disponibilità ai ricercatori in campo, è seguita una relazione di profilo scientifico a cura di Walter Davino, docente dell'Università di Palermo (Dipartimento SAAF), il quale ha illustrato la situazione "a due anni dall'introduzione in Sicilia del Tomato Brown Rugose Fruit Virus" (vedi articolo correlato).
Tony Scilla
"Tanto per cominciare - ha detto il virologo - si tratta di un virus seed born, cioè trasportato dal seme: si può localizzare nei tegumenti esterni o nell'endosperma, mai nell'embrione. L'infezione verso le nuove piantine è un evento casuale, con un'incidenza del 2,8%, che però si ripercuote sulle produzioni, con un fattore di rischio altissimo. Abbiamo osservato ciò che accade in un vivaio con questo virus seed born, la cui propagazione avviene in maniera esponenziale, trasmettendosi per contatto tra pianta e pianta. Qui le macchine seminatrici si contaminano e diventano a loro volta vettore di ulteriori infezioni. L'unico mezzo efficace per bonificare le strutture è l'utilizzo di candeggina (NaClO) al 2,5%". (Prosegui lettura su articolo correlato)