Assosementi accoglie con favore la pubblicazione dello studio della Commissione sulle nuove tecniche di miglioramento genetico (NGTs), che ne ha riconosciuto l'enorme potenziale nel promuovere la sostenibilità dei sistemi agroalimentari, attraverso l'ottenimento di varietà più resistenti alle malattie ed agli effetti dei cambiamenti climatici e con caratteristiche nutrizionali più elevate.
"L'innovazione vegetale è un tema centrale per il futuro dell'agricoltura e della produzione alimentare - ha dichiarato Giuseppe Carli, Presidente di Assosementi - La sentenza della Corte di Giustizia europea del luglio 2018, che aveva fatto rientrare tali tecniche nella Direttive 2001/18, ha negato la possibilità di accedere alle nuove frontiere della ricerca e ha rischiato di compromettere la competitività degli agricoltori. In accordo con quanto espresso dalla Commissaria per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, sulla necessità di individuare la via da seguire per l'uso di queste nuove tecniche di miglioramento genetico, auspichiamo che la giornata odierna rappresenti il punto di partenza per un cambiamento del quadro normativo europeo che, come rilevato dallo stesso studio, non è adatto a far cogliere tutte le potenzialità delle NGTs. Una regolamentazione aggiornata sulla base di una valutazione di impatto e del rischio sarà dunque fondamentale per non perdere le opportunità derivanti dall'innovazione vegetale".
"Le strategie Farm to Fork e Biodiversità pubblicate dall'Unione Europea chiamano il settore agroalimentare a realizzare cambiamenti profondi e radicali per raggiungere obiettivi ambiziosi, come la sicurezza alimentare da un lato e la riduzione degli input produttivi dall'altro. Le soluzioni offerte dalle NGTs sono senza dubbio una chiave per vincere tali sfide. Per questo motivo come settore abbiamo sempre sottolineato l'importanza e l'urgenza di poter avervi accesso. Lo studio della Commissione è un elemento che ci consente di guardare al futuro con maggiore ottimismo" ha concluso Carli.
Confagricoltura: ora avanti con istituzioni e scienza per chiara regolamentazione
"Un riconoscimento di fondamentale importanza per coniugare sostenibilità ambientale ed efficienza produttiva delle imprese agricole aperte alle innovazioni". E' il commento sul tema del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
"Lo studio riconosce che le nuove tecniche possono dare un valido contributo alla lotta contro i cambiamenti climatici - aggiunge Giansanti - dando la possibilità alle imprese agricole di salvaguardare il potenziale produttivo con una minore pressione sulle risorse naturali".
Lo studio della Commissione evidenzia anche che la vigente legislazione sugli organismi geneticamente modificati, varata nel 2001, non è adeguata per regolamentare le innovazioni tecnologiche in questione che consentono anche di aumentare la produttività delle colture, grazie a interventi mirati sul genoma.
"Chiediamo ora alle Istituzioni dell'Unione e ai governi nazionali di accelerare il passo, con il supporto del mondo scientifico, per giungere a una chiara ed efficace regolamentazione per l'uso delle più avanzate biotecnologie in ambito europeo" - aggiunge Giansanti - Potranno tornare senz'altro utili i risultati di un recente incontro sulle innovazioni tecnologiche che abbiamo organizzato con Assobiotec (Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie)".
De Castro: bene commissione Ue, nulla a che fare con OGM
"Finalmente una posizione chiara e netta sulla distinzione tra nuove biotecnologie e Ogm, che aiuterà a raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo e della strategia Farm to Fork nell'interesse di tutti". Questa la reazione "a caldo" di Paolo De Castro (in foto), coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo, alla notizia diffusa oggi dalla Commissione Ue.
"Lo studio pubblicato dall'Esecutivo Ue - spiega De Castro - come ha evidenziato la commissaria competente alla Salute e alla Sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, indica che le nuove tecniche genomiche, cosiddette Tea (Tecniche di evoluzione assistita), nulla hanno a che vedere con gli Organismi geneticamente modificati tradizionali, e anzi possono contribuire in modo sicuro ed efficace a una produzione agricola sempre più sostenibile, in linea con il Patto con i consumatori lanciato dall'Unione europea da qui ai prossimi anni".
"Le nuove biotecnologie sostenibili, a differenza degli Ogm tradizionali che prevedono il trasferimento di geni (transgenesi) tra specie diverse, si basano infatti sulla combinazione di geni intra-specie, con l'obiettivo di velocizzare processi che avverrebbero in modo naturale, arrivando a sviluppare varietà non solo sicure da un punto di vista di tutela ambientale e della biodiversità, ma soprattutto più resistenti a malattie e condizioni climatiche avverse, come la carenza d'acqua, e capaci di garantire maggiori rese produttive e quindi minori costi economici".
"I risultati dello studio diffuso dalla Commissione - conclude De Castro - saranno sottoposti presto all'attenzione dei co-legislatori dell'Unione - Consiglio e Parlamento - con l'auspicio di arrivare presto al superamento della vecchia legislazione in materia, e di una sentenza della Corte di Giustizia Ue del 2018 che non chiariva sul piano normativo la differenza tra Tea e Ogm tradizionali: un passo in avanti fondamentale per fornire ai nostri produttori quelle alternative alla chimica che abbiamo sempre sostenuto siano necessarie per raggiungere gli ambiziosi obiettivi del nuovo Green Deal europeo".
Cia: genome editing indispensabile per transizione green
Positivo il commento che giunge anche da Cia-Agricoltori Italiani: le nuove tecniche di modificazione del genoma - genome editing - che porteranno a nuovo quadro giuridico indispensabile alla transizione green del settore agricolo, come definito dalla strategia Farm to Fork.
Con un appoggio rigorosamente scientifico, lo studio ribalta le conclusioni della Corte di Giustizia Europea del luglio 2018, che equiparavano le varietà ottenute con le più innovative tecnologie di miglioramento genetico agli Ogm tradizionali.
"Il genome editing - dichiara il presidente Cia, Dino Scanavino - non presuppone inserimento di Dna estraneo mediante geni provenienti da altre specie. Si opera, infatti, internamente al Dna della pianta, che rimane immutato e assicura la continuità delle caratteristiche dei nostri prodotti, garantendo anche l'aumento delle rese, insieme alla riduzione dell'impatto dei prodotti chimici e al risparmio di risorse idriche".
Le nuove biotecnologie, premiate nel 2020 col premio Nobel della chimica, arrivano, infatti, a perfezionare il corredo genetico delle piante in maniera simile a quanto avviene in natura, ma con maggior precisione e rapidità, oltre ad avere il vantaggio di essere poco costose e di potersi facilmente adattare alle tante tipicità dei nostri territori.
"L'agricoltura non può fare a meno del miglioramento genetico, che ha da sempre accompagnato la sua storia mediante le tecniche tradizionali di incrocio e innovazione varietale - ha spiegato Scanavino - Oggi abbiamo bisogno di ulteriore miglioramento per adattare le nostre colture a un contesto ambientale trasformato dal cambiamento climatico".
"Un ultimo aspetto, riguarda la gestione di queste innovazioni -conclude Scanavino - Non possiamo permetterci che il miglioramento genetico sia gestito solo da multinazionali lontane dalle esigenze reali del mondo agricolo. Dobbiamo, dunque, promuovere tutti gli strumenti che possano sviluppare nuove relazioni tra pubblico e privato e interazioni più strette tra mondo dell'impresa e mondo della ricerca".