"Ogni volta che vado a controllare i miei campi, noto sempre qualcosa di diverso. Le mandorline si stanno ingrossando a vista d'occhio; basti vedere la pendenza dei rami per comprendere il carico atteso quest'anno. Le gelate di fine marzo mi hanno interessato relativamente, a differenza, purtroppo, di altri colleghi, che, anche poche centinaia di metri dalle mie coltivazioni, si sono visti azzerare la produzione. Certo, sono stato baciato dalla fortuna", così commenta da Castellaneta (Taranto) Antonio Laghezza, avvocato con la passione per l'agricoltura.
Mandorleto di Antonio Laghezza - sistema Zaragoza.
"La percentuale di danno totale si aggira intorno al 15% e riguarda specialmente gli impianti più vecchi, al sesto anno dal trapianto. Nelle nottate in cui si sono verificate le gelate, non ho utilizzato balle di paglia o altre soluzione che potessero riscaldare l'ambiente o mantenere le temperature vicine allo 0°C, ma ho aiutato le piante con specifici interventi di ripresa".
"La mia esperienza con la mandorlicoltura è positiva, tanto da aver deciso di incrementare le superfici di altri 4 ettari, portando così a 10 gli ettari totali di mia proprietà. Certo, gli eventi climatici potrebbero danneggiare il tutto, ma questo vale per qualsiasi coltura, dalle fruttifere alle orticole".
A tale riguardo, ci giunge il commento di Vito Vitelli, l'agronomo che ha seguito a livello tecnico gli impianti di Laghezza. "Antonio è uno di quei pochi agricoltori che possono ancora contare su una produzione, poiché l'incidenza delle basse temperature, in quel suo preciso areale, è stata inferiore rispetto ad altre zone limitrofe, come quelle situate, ad esempio, in bassure o zone meno ventilate . Per questo, è stato possibile programmare specifici interventi di concimazione, sia prima che dopo l'evento climatico, che hanno stimolato la pianta a riprendersi dallo shock termico. I prodotti utilizzati sono stati estratti di alghe, energizzanti antistress e concimi completi di macro e micro-elementi".