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Lo sfogo di un imprenditore agricolo italiano

Carenza di manodopera: un problema serio per le imprese

In un Paese, come l'Italia, in cui il tasso di disoccupazione viaggia a due cifre (10,1% a fine di marzo 2021) e il numero degli inattivi (cioè coloro che non sono più alla ricerca di un'occupazione) ha subito un incremento del +5,4% (pari +717mila persone) rispetto a febbraio 2020, la carenza di manodopera in agricoltura potrebbe sembrare un paradosso. Eppure, sono migliaia le aziende che non riescono a reperire le necessarie unità lavorative per ettaro, nonostante lavorino in modo onesto e concedano uguali diritti a tutti i loro dipendenti.

Una problematica che si verifica ormai da tempo, resa ancor più bizzarra dalle varie forme di assistenzialismo presenti in Italia, con erogazioni monetarie che non fanno altro che disincentivare le ricerca del lavoro e ridurre la crescita dell'intera nazione. Spese, tra l'altro, che pesano sui bilanci nazionali.

A tale riguardo, un produttore del Metapontino (che preferisce rimanere anonimo) ci spiega: "La campagna fragolicola sta procedendo in modo ottimale, ma quando vedi che una parte del prodotto matura senza poter essere raccolto, ti fa davvero male al cuore. Reperire manodopera sta diventando complicato, specie quando, alla raccolta delle fragole, si aggiunge anche quella della frutta estiva. l lavoratori locali sono praticamente inesistenti, facciamo affidamento su persone provenienti da altri stati esteri, che ringraziamo immensamente per il loro grande contributo".

"La maggior parte degli operai, però, una volta raggiunto il numero di giornate necessarie per poter richiedere l'indennità di disoccupazione, preferisce non venire più a lavorare, neanche se proponi loro un aumento del compenso o un contratto a tempo indeterminato. Se poi a tutto questo si aggiunge la possibilità di percepire il Reddito di Emergenza, quello di Cittadinanza e l'indennità per lavoratori stagionali, quest'ultima confermata nel prossimo Decreto Sostegni-bis, la ricerca di manodopera diventa ancora più difficile".

"Molta gente, a seconda delle fasce di reddito, usufruisce di benefici economici o altri bonus adottati negli anni, pertanto, a volte, si preferisce non accettare un inquadramento lavorativo migliorativo. Visto l'andazzo, noi agricoltori tendiamo a ridurre gli ettari investiti, altrimenti rischiamo di lasciare il prodotto sulle piante e rimetterci dei soldi. Tutto questo determina una decrescita generale: meno ettari, meno lavoro, meno denaro che circola".