Al termine di un'articolata relazione di Julian Alston, della University of California, campus di Davis, che ha preso in esame (vedi articolo correlato) la viticoltura mondiale partendo dal modello californiano, per finire alla realtà italiana, l'attività convegnistica della "Giornata di studio sulla viticoltura da tavola siciliana" è proseguita con la relazione di Antonino Galati. Il docente del Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell'Università di Palermo ha presentato la prima parte di una interessantissima ricerca sulle performances della viticoltura da tavola nei due principali poli produttivi dell'uva in Sicilia: Mazzarrone e Canicattì.
Di Lorenzo, Galati, Gaeta
La ricerca, condotta in collaborazione con l'Università di Verona, ha visto il coinvolgimento di 80 imprese, per un totale di 1086 ettari. Galati si è focalizzato sugli "Aspetti produttivi e strutturali" dei due areali. Tra gli altri dati, è sorprendente quanto emerso sui costi di produzione per ettaro, che aumentano con il crescere delle superfici coltivate, risultato in parte giustificato dalla presenza di numerose ditte individuali a gestione familiare. In entrambi gli areali, è la coltivazione dell'uva Italia a primeggiare, mentre il rinnovo varietale procede a rilento, specialmente per le varietà apirene.
La seconda parte della ricerca è stata trattata da Rosario Di Lorenzo, ordinario del Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell'Università di Palermo, il quale ha parlato del "Quadro Agronomico". Per quanto riguarda l'approvvigionamento idrico nei due areali. le aziende devono far fronte a risorse proprie (pozzi o invasi aziendali). Scarsa la provenienza di acqua dai consorzi irrigui: un dato che riporta all'annoso problema dell'inefficienza della res pubblica. Sul fronte delle strutture. prevalgono nei due areali i classici tendoni e, dalle interviste, sembra vi sia una scarsa attenzione all'innovazione. Per quanto riguarda la stagionalità. spicca la specializzazione dell'areale di Mazzarrone per le raccolte precoci, mentre Canicattì primeggia per quelle tardive.
Raniolo, Lodico, Cartabellotta, Piccione, Falconi, Del Core
La terza e ultima parte della ricerca è stata affidata a Davide Gaeta, docente di economia aziendale dell'Università di Verona, con una relazione sulle tendenze di mercato. Le destinazioni commerciali per la produzione siciliana sono per il 66% quelle estere, che assorbono nell'ordine uva Italia, Victoria, Red Globe e, solo dopo, le altre varietà, seedless comprese. Il 56% della produzione ha come riferimento la GDO, il 21% i mercati ortofrutticoli, mentre la restante parte viene commercializzata attraverso altri canali. E' emerso inoltre, con grande stupore dell'economista, che le aziende siciliane attingono per la propria capitalizzazione a fondi propri per il 59% e solo in seconda battuta ai bandi PSR 21% e ai finanziamenti bancari (20%).
Al termine delle relazioni scientifiche (vedi anche articolo correlato) è iniziata la tavola rotonda (moderata da chi scrive), incentrata sui temi affrontati nella parte convegnistica dei lavori. Al dibattito hanno preso parte Massimiliano del Core, presidente della CUT, Commissione Italiana Uva da Tavola, Salvatore Lodico e Giovanni Raniolo, presidenti rispettivamente dei Consorzi di tutela dell'Uva da tavola Igp di Canicatti e di Mazzarrone, Vincenzo Falconi Direttore di Italia Ortofrutta e Dario Cartabellotta, dirigente dell'Assessorato regionale all'Agricoltura.
Del Core ha messo in evidenza le difficoltà del settore, dovute essenzialmente alla mancata coesione tra le aziende, che porta una ridotta competitività complessiva.
Lodico ha espresso la necessità di mantenere e semmai migliorare la qualità produttiva dei propri consorziati, per distinguersi sui mercati nazionali ed esteri.
Raniolo, invece, ha rimarcato la propensione del polo produttivo di Mazzarrone all'innovazione e, in particolare, verso le varietà apirene che Mazzarrone vanterebbe da oltre 10 anni.
Falconi di Italia Ortofrutta ha messo inevidenza il supporto che la sua organizzazione conferisce alle aziende costituite in OP o in AOP. La catalizzazione delle risorse passa attraverso l'aggregazione, ma anche attraverso una corretta interpretazione del quadro normativo italiano ed europeo.
Cartabellotta, infine, ha parlato dell'impegno dell'assessorato nella formulazione dei bandi, cui le aziende fanno fatica a partecipare a causa di una ridotta capacità di programmazione. La misura 16.1, ad esempio, verte sui temi trattati durante il convegno, come l'innovazione e la qualità certificata, che sono strumenti indispensabili per rendere le aziende competitive.