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Giornata di studio sulla viticoltura da tavola siciliana

Un convegno sull'uva da tavola si è svolto lo scorso 13 novembre nell'Aula magna della Facoltà di Agraria dell'Università di Palermo, alla presenza di attori, nazionali ed internazionali, della ricerca scientifica. Presenti anche le rappresentanze di categoria nazionali del comparto uva e i principali produttori di uva da mensa siciliani (vedi articolo correlato).

L'evento organizzato da Foragri, Fondo Paritetico Nazionale Interprofessionale per la Formazione Continua in Agricoltura, in collaborazione con SAAF, Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali, e l'Accademia Italiana della Vite e del Vino, ha avuto come titolo: "Giornata di studio sulla viticoltura da tavola siciliana - Primi risultati sulla struttura/condotta/performance". Scopo principale è stato quello di stimolare un dibattito su quello che è il panorama produttivo siciliano e le sue imprese tra strutture, produzioni e commercializzazione.

Ha aperto i lavori Roberto Bianchi, direttore di Foragri, presentando il qualificato parterre dei relatori presenti. E' seguito il saluto istituzionale del presidente della Facoltà ospitante Tiziano Caruso, il quale ha sostanzialmente posto l'accento "sull'alto livello tecnologico che la viticoltura ha raggiunto in Sicilia e sulla necessità dell'opportuna formazione che ciò comporta" per stare al passo con i tempi. Poi è stata la volta di Rosario Di Lorenzo che, in sostituzione del presidente dell'Accademia della Vite e del Vino Antonio Calò, impossibilitato a presenziare, ha portato (quale vicepresidente) il saluto dell'istituzione viticola.

A seguire, Stefano Bianchi, presidente di Foragri, che ha parlato "dello stretto legame del Fondo con le Università e gli enti di ricerca". "Foragri – ha detto inoltre – è un Fondo interprofessionale che si occupa di formazione in agricoltura, vigilato dal Ministero del Lavoro e da altri enti pubblici. L'affidabilità del nostro operato è testimoniata dalle ispezioni, ad esempio dell'ANPAL, durate un anno, che hanno avuto il 98% di esito positivo sulla nostra condotta amministrativa".

Bianchi ha fornito diversi dati, come quelli relativi all'attività erogata, che per l'82% riguarda la formazione, con 130.000 imprese iscritte e oltre 300.000 lavoratori formati (anche stagionali), assistiti con una spesa di 50 milioni di euro.

"La viticoltura - ha proseguito il presidente Bianchi - è molto importante per noi, e ha ricevuto la maggior parte dei fondi per il comprato vitivinicolo. Anche l'uva da tavola è molto importante, perché al vertice internazionale per qualità produttiva, ma vive una situazione attorno al Mediterraneo che è resa difficile da una concorrenza che si avvale di una manovalanza a basso costo, oltre che dai problemi geopolitici. Bisogna, dunque ,competere con la qualità e la sostenibilità: ecco perché è importante mantenere un certo appeal nei confronti del mercato. Questo è uno scenario nel quale può e deve intervenire il PNRR, ma serve la necessaria formazione che rimane fondamentale affinché le aziende possano avere gli strumenti per attingere ai questi fondi. Foragri, infatti, si candida a fornire la formazione anche di queste professionalità interne alle aziende. Foragri, inoltre, è stato il primo ente a certificare le attività formative delle aziende".

Julian Alston

La prima relazione scientifica è stata quella di Julian Alston della University of California, campus di Davis, che ha tracciato un excursus sulla viticoltura mondiale, partendo dal modello californiano e fino a un confronto con il comparto italiano e siciliano. Il docente americano ha fornito una serie di spunti sulle prospettive della produzione e commerciali.

"I problemi economici della California possono essere da lezione per la Sicilia?" ha chiesto il docente universitario americano in apertura, rivelando come molti punti critici siano fondamentalmente in comune. Alston ha elencato i problemi legati agli aspetti produttivi come ad esempio il lavoro, l'insufficienza idrica, le fitopatie, ma ha parlato anche di innovazione tecnologica e varietale, di mercati, trend e consumi.

"Su una superfice di 7,5 milioni di ettari, la produzione mondiale ammonta tra i 72 e i 75 milioni di tonnellate - ha riferito il docente universitario - dei quali solo 33 milioni sono destinati al consumo fresco o essiccato (6 milioni di ton). L'Italia, in tale contesto, rappresenta, dopo la Cina, il secondo produttore mondiale di uva, con un totale di 8,2 milioni di tonnellate, di cui però solo 1,3 milioni di ton sono destinate al consumo fresco, portando il Belpaese solo al sesto posto nel settore dopo Cina, Usa, Iran, Turchia ed Egitto".

"In California - ha proseguito Alston - da anni esiste uno strumento statistico per il rilevamento quotidiano del prezzo e della produzione venduta per singola varietà, che in maniera trasparente regola le attività del mercato. La richiesta in California è annuale e i consumatori cercano in particolare uve dagli acini grandi, croccanti, di buon gusto dal colore uniforme e senza semi, di produzione biologica e non Ogm. D'altra parte, invece, i produttori vorrebbero costi di produzione più bassi, resa e redditività più alta, varietà resistenti alle fitopatie e agli sbalzi climatici".

"Dal 1971 al 2017, gli acri destinati alle uve di varietà nere - ha spiegato l'esperto - sono diminuiti da 8,885 a 7,948 ma sono aumentate le varietà impiantate, da 9 a 20; le uve bianche/verdi sono passate da 28,500 a 26,260 acri, mentre le varietà sono aumentate da 7 a 20 anche in questo caso. Le uve rosse, infine, sono passate da 50,148 a 46,203 acri, ma anche qui, a fronte di un calo di superfici, si assiste a un aumento delle varietà, che sono passate da 6 a ben 23. In generale, i prezzi più alti si registrano per le uve locali precoci che arrivano sul mercato inizio maggio e per le tardive che finiscono a dicembre".

Infine Alston ha spiegato "l'assetto pubblico/privato che ruota attorno al settore dell'uva da tavola in California, come l'USDA la CDFA e altre agenzie come FAS, AMS. Inoltre, vi è il National Agricultural Statistics Service, il Federal-State Market News Service; poi ci sono le Università, che si occupano di ricerca e sviluppo e altro. In particolare ha sottolineato il ruolo della California Table Grape Commission che si occupa di promozione, innovazione varietale e ricerca. E' un organo le cui decisioni hanno la valenza dell'obbligatorietà e che ha una facoltà di spesa di 30 milioni di dollari annui, investiti maggiormente nel potenziamento della domanda, dunque anche nella promozione, mentre solo il 10% va all'innovazione varietale. Il budget deriva dai contributi dei privati, con una tassazione di un dollaro a cassetta".

Quest'ultima organizzazione spicca per similitudine alla italiana CUT-Commissione italiana uva da tavola, che si è ispirata proprio alla TGC. A seguire (vedi articolo correlato ) è stato presentato uno studio sulle performances della viticoltura da tavola nei due principali poli produttivi dell'uva in Sicilia: Mazzarrone e Canicattì, e si è svolta anche una tavola rotonda con i più importati attori della filiera regionale e nazionale.