“In Sicilia, più precisamente a Bronte (CT) ci sono tutti i presupposti perché possa crescere una filiera tracciabile dell'aglio locale. Le prime produzioni ci ripagano di questa scommessa grazie all’apprezzamento da parte dei consumatori che, attenti alle etichette, sono consapevoli del valore di una filiera tracciabile. E' in tale direzione che puntiamo per il riconoscimento della DOP (Denominazione di Origine Protetta), nell'ottica di di dare maggior valore a un prodotto di nicchia". Così Giuseppe Guagliardi, responsabile commerciale del marchio siciliano Aglio di Bronte.
Ci troviamo alle pendici dell’Etnea, più precisamente a Bronte in provincia di Catania in un territorio da cui originano diversi prodotti agroalimentari noti e ricercati. Dalla narrazione di alcuni anziani contadini del luogo, emergono le caratteristiche dell’aglio tradizionalmente coltivato nei territori montani per il fabbisogno familiare. In Sicilia, come noto, c’è una buona produzione di aglio bianco e rosso; il più famoso, grazie alle condizioni pedoclimatiche del territorio in cui viene coltivato, è quello di Nubia (TP), già presidio Slow Food.
"In passato - spiega Giuseppe Guagliardi - mi ero occupato di aglio, ma ricordo lo strapotere della Cina come produttore mondiale e la scarsa possibilità di ritagliarsi quote di mercato per soddisfare almeno il mercato interno. Oggi le condizioni sono diverse, perché c’è una maggiore sensibilità per le produzioni locali, che il consumatore apprezza e ricerca. Al momento il maggiore produttore europeo è la Spagna, che esporta in maniera significativa la propria produzione, con vendite un po' in tutti i continenti".
"Abbiamo messo in campo una piccola produzione di aglio rosso grosso, poiché la saggezza popolare insegna che più grosso è lo spicchio dell’aglio e più grande sarà il bulbo che raccogli. Stiamo seguendo con molto interesse alcune produzioni di aglio bianco locali, da cui stiamo selezionando i semi migliori per valorizzare la filiera. Ciò nell'ottica di aumentare la superficie su cui effettuare la semina a mano e ottenere un prodotto con un profilo aromatico particolare, unico nel suo genere per colore, tipo di coltivazione e, non ultimo - grazie al microclima del luogo - con caratteristiche diverse da qualsiasi altro tipo di bulbo".
Per quanto attiene alla commercializzazione, l'azienda ha messo in campo importanti investimenti. E' stato attrezzato un magazzino di lavorazione che consente di confezionare il prodotto per la grande distribuzione organizzata.
"Offriamo - conclude Giuseppe Guagliardi - prodotto sfuso in cassa, confezionato in flowpack, minicolli e padelline per i calibri più sostenuti. Particolare attenzione è rivolta al prodotto in flowpack: si utilizzano infatti pellicole compostabili al 100% e, a breve, anche le vaschette in carta, perché la sostenibilità non è un lusso, ma un bisogno primario! Infine, per chiudere il ciclo produttivo, al fine di non sprecare nulla, stiamo lavorando - con un gruppo di giovani tecnologi alimentari - a una serie di semilavorati e trasformati ottenuti dai bulbi non commerciabili. Forti del dato oggettivo che in questo campo di produzione, con materie prime italiane c’è veramente molto poco. Sul versante dei trasformati, tra gli obiettivi puntiamo all'innovazione e alla sperimentazione, fermo restando l'obiettivo di offrire ai mercati prodotti di eccellenza e originali e possibilità d'impiego dei prodotti in linea con le nuove tendenze del consumatore odierno".
Per maggiori informazioni:
Giuseppe Guagliardi
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