"L'evoluzione della frutticoltura tropicale e subtropicale in ambiente mediterraneo" è stato tema dell'evento che si è tenuto presso l'Aula Magna del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università degli Studi di Catania. L'evento ha visto il susseguirsi di una lunga serie di interventi di alto profilo tecnico e scientifico e di una tavola rotonda a conclusione dei lavori convegnistici.

Avocado e mango made in Sicily sono ormai una realtà consolidata. Le coltivazioni di frutta tropicale si fanno lentamente largo in Sicilia, o meglio in alcune aree dell'isola. Coltivare frutti tropicali alle nostre latitudini non è banale, dicono gli esperti, servono condizioni ben precise e coincidenti per portare avanti iniziative di successo.
Dopo i saluti del direttore del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'UniCT, Agatino Russo è stata la volta, tra gli altri, di Stefano Bianchi, presidente di Foragri (Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua in Agricoltura), il quale ha definito "di fondamentale importanza la formazione di personale specializzato nella coltivazione di frutti tropicali".
Stefano Bianchi
"In Sicilia, abbiamo trovato una realtà completamente innovativa e diversa rispetto alla tradizionale agricoltura italiana - ha detto Bianchi - Parliamo di frutti tropicali innestati in una realtà che vanta un clima tale da poterne consentire la coltivazione. Importanti sono i finanziamenti europei per la ricerca sia nell'Università di Catania sia in quella di Palermo, che permettono di studiare i territori vocati alle coltivazioni tropicali e tutte le tecnologie da utilizzare per aumentare i processi di produzione, rendendoli più efficienti e competitivi. Abbiamo verificato, nel corso di un tour in quattro aziende siciliane, quanto sia complicato e difficile realizzare questo tipo di produzioni. Bisogna avere delle attenzioni particolari sia per quanto riguarda l'impostazione degli impianti, sia per quanto riguarda le condizioni climatiche. La formazione di personale altamente specializzato è di fondamentale importanza se si vogliono creare delle aziende che siano competitive sul mercato, in grado di produrre frutti adeguati per un consumatore sempre più attento ed esigente".
Inaki Hormaza
Il primo intervento programmato è stato quello di Inaki Hormaza di Uma Csic (Malaga, Spagna), il quale ha parlato nel corso di in un intervento molto tecnico delle "Esperienze di coltivazione dei fruttiferi subtropicali in Spagna". L'esperto ha affrontato anche il tema della commercializzazione, puntando l'accento sull'esportazione dell'avocado spagnolo che può ingenerare confusione nel consumatore. "Si sta lavorando - ha detto Hormaza - sulla differenziazione in etichetta, per dare maggiore riconoscibilità al prodotto iberico".
Alberto Continella
A seguire l'intervento di Alberto Continella, del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'UniCT, con la relazione "La coltivazione dell'avocado: realtà e prospettive".
"L'espansione della frutticoltura tropicale e subtropicale è una realtà sicuramente in espansione, per la Sicilia - ha detto Continella - L'avocado è stato impiantato per la prima volta nell'isola negli anni '50. Numerose ricerche sono state condotte negli anni '80 e '90, con l'obiettivo di testare le caratteristiche pedoclimatiche delle diverse varietà e per valutare la loro adattabilità ai nostri ambienti. Avocado e mango sono considerati dei super food, ossia dei frutti con caratteristiche salutistiche di elevato pregio. La coltivazione di avocado è possibile nei terreni vulcanici, con buona permeabilità e ricchi di humus, tipici della zona ionica dell'Etna, che sono i più adatti a ottenere un frutto di qualità. Anche l'acqua di irrigazione rappresenta un aspetto determinante. Inoltre, per considerare la possibilità di coltivazione dell'avocado, bisogna valutare l'aspetto climatico, perché le temperature al di sotto di 0 °C sono assolutamente dannose e ne renderebbero impossibile la coltivazione. Per cui lo studio che stiamo effettuando è quello di creare una mappa della vocazionalità del territorio siciliano, in modo da poter fornire indicazioni abbastanza precise all'impresa che vuole investire in questo segmento".

Vittorio Farina
Il mango è stato al centro dell'intervento di Vittorio Farina, docente di Frutticoltura tropicale e subtropicale presso l'Università di Palermo, il quale ha parlato di "luci ed ombre" quindi degli aspetti positivi, ma anche di quelli negativi della coltivazione di mango.
"Questa coltura, molto diffusa in Sicilia, pur essendo molto redditizia - ha precisato Farina - comporta difficoltà di non poco conto. Essendo una pianta tropicale, in ambiente mediterraneo si adatta ma con una serie di limitazioni come ad esempio la temperatura che, se troppo bassa, determina la distruzione delle piante giovani in parte o in toto. Spesso molte piantagioni carenti di studio delle variabili pedoclimatiche portano a gravi insuccessi e perdite economiche. Nuove varietà sono allo studio per comprendere quali siano più adatte agli areali siciliani".
"Stiamo anche analizzando la crescita puntuale del frutto con strumenti innovativi, che permettono interventi di precisione. Infine, continuiamo con lo studio delle curve di maturazione, per stabilire il momento ideale di raccolta, e delle tecnologie innovative di gestione post-raccolta (edible coating – Modified Atmosphere Packaging)".
Interessante l'intervento dell'agronomo Eristo Tripoli, che ha fornito dei dati sul consumo di frutti tropicali e sulla potenzialità produttiva italiana.
Eristo Tripoli
"Oggi, gran parte del risultato finale si deve a corrette applicazioni di pratiche agronomiche per un settore che è in grandissima crescita - ha spiegato Tripoli - Nell'ultimo quinquennio, l'Italia ha avuto un incremento di consumo del tropicale di circa il 100%; dati importanti che comunque sono ancora molto lontani dal consentirci di raggiungere l'autosufficienza per i consumi italiani. Abbiamo, in questo momento, una potenzialità produttiva di appena il 5% sul consumo italiano. C'è un grande margine di crescita per le aziende che hanno di fronte un mercato competitivo che ha già dimostrato di apprezzare il prodotto di prossimità".
Maria De Salvo
Interessante anche l'intervento di Maria De Salvo, co-organizzatrice dell'evento e docente al Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'UniCT , la quale ha parlato di "Considerazioni sul territorio e sul paesaggio", dedicando un focus al valore del patrimonio ambientale.
"Se da un lato è vero che le colture tropicali e subtropicali possono rappresentare un'opportunità importante per il Mediterraneo, in particolare per la Sicilia - ha spiegato la docente - per promuovere dei sistemi di produzione più sostenibili e resilienti, e questa è una scommessa davvero molto importante anche nella prospettiva del cambiamento climatico, è anche vero che probabilmente si possono generare degli impatti sul territorio e in particolare sul paesaggio che non possiamo trascurare. In una valutazione tra vantaggi e svantaggi legati a un'eventuale aumento delle superfici destinate a queste culture in particolare, non si può prescindere da un approccio di tipo territoriale. Da un approccio, cioè, che sia in grado di valutare, da un punto di vista economico, le eventuali espansioni di queste superfici, non soltanto in merito al investimento privato in sé ma è importante anche tenere conto delle cosiddette esternalità.
Noi in economia introduciamo questo concetto: esternalità positive e negative, legate a qualsiasi tipo di attività che sia di produzione che di consumo. In economia un'esternalità viene definita come un atto involontario, un effetto involontario, che si verifica quando un agente economico durante lo svolgimento di un'attività di produzione o di consumo involontariamente modifica la funzione di benessere di almeno un altro agente economico, aumentandola o diminuendola. Pariamo quindi di esternalità positive se migliora il benessere di almeno un altro individuo, parliamo di esternalità negative se invece questo benessere diminuisce. L'agricoltura è tipicamente un'attività multifunzionale e significa che l'agricoltore quando produce, significa che l'agricoltore quando produce morso dall'interesse personale di massimizzare il profitto involontariamente produce delle esternalità positive, come ad esempio la regimentazione delle acque pensiamo, la creazione di paesaggio o l'attività di custode che viene riconosciuta ai tanti agricoltori nelle aree marginali".

Al termine degli interventi, si è tenuta una tavola rotonda sui temi della mattinata, moderata dalla collega giornalista Emiliana Carotenuto de l'Informatore Agrario. Hanno partecipato alcuni stakeholder del comparto agricolo, tra cui Alice Pizzi della Osvaldo Pizzi & C. Spa, di Milano e Domenico Scordari, Ceo N&B di Lecce. E' intervenuto anche Fabio Ferrari, buyer responsabile acquisti Ortofrutta Coop Italia, che ha spiegato quanto Coop Italia sia attenta e interessata allo sviluppo della filiera della frutta tropicale italiana.
Fabio Ferrari
"Coop è molto attenta allo sviluppo della filiera italiana - ha sottolineato Ferrari - Preferiamo proporre al consumatore un prodotto italiano e quindi siamo molto interessati a ciò che sta nascendo in Sicilia. Stiamo cercando dei produttori con cui sia possibile sviluppare dei volumi importanti e sarà di fondamentale importanza comunicare bene l'italianità del prodotto, perché il consumatore si sta dimostrando sensibile a questo argomento. Oggi il volume d'affari dei prodotti tropicali è di circa 15 milioni di euro. Il prodotto italiano, purtroppo, sviluppa una percentuale bassissima, intorno al 2%, speriamo in futuro di incrementarlo perché, per quanto riguarda le qualità organolettiche, è migliore rispetto a quello d'importazione".
Felice Cupane
Felice Cupane, direttore della Cooperativa Rocca di Caprileone situata sulla costa tirrenica siciliana, ha invece raccontato come nella sua azienda coesistano prodotti tipici del territorio, ovvero agrumi siciliani, limone, cedro ma anche kumquat, con prodotti innovativi come i tropicali: mango e avocado.
Questo incontro è stato un momento di confronto con i vari attori della filiera, per cercare di trovare una sintesi che faccia crescere, insieme, tutto il comparto. Le produzioni di avocado, mango e altre referenze frutticole tropicali sono ormai consolidate in alcune aree dell'isola, ma attenzione ai facili entusiasmi perché servono condizioni ben precise.