Mentre la lotta biologica cerca di fare il proprio corso, con risultati che si possono valutare solo nel tempo, gli agricoltori corrono ai ripari posizionando in campo trappole artigianali per la cattura massale. Il tutto al fine di ridurre la pressione di questo insetto (la cimice asiatica), che danneggia in maniera irreparabile quasi tutte le colture.
"E' un sistema che funziona - spiega Gianni Gasperoni de L'Agrotecnica di Longiano (Forlì-Cesena) e con un costo molto contenuto (cfr. Freshplaza del 1/10/2021). Suggeriamo di collocare un telo vischioso di colore giallo per la primavera, quando le forme giovanili sono attirate dai colori brillanti, per poi passare al telo nero per la cattura degli adulti. A ogni modo, il giallo si può scegliere anche per fine estate, perché funziona a prescindere".
Gianni Gasperoni (foto trappole d'archivio, fornite da G.G.)
In una nota di Confagricoltura Emilia Romagna si legge: "L'anticipo del grande caldo ha portato con sé un'invasione di cimici asiatiche mai vista prima in Emilia-Romagna, soprattutto a ridosso dei corsi d'acqua, in prossimità dei boschi o dei siti di svernamento".
"L'aumento delle temperature ha favorito la fuoriuscita dal letargo dell'insetto, mostrando i primi danni sui frutti quasi pronti per la raccolta, ciliegie e pesche. Stiamo monitorando il fenomeno con sopralluoghi tecnici sull'intero territorio regionale" - spiega il presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna, Marco Piccinini -
Va ripensata l'attività di prevenzione e contrasto alla proliferazione della cimice asiatica portata avanti a partire dal 2020 mediante i rilasci dell'antagonista naturale Trissolcus japonicus, conosciuto impropriamente con il nome di "vespa samurai".
"Alla luce di questa importante recrudescenza i lanci effettuati si stanno rivelando al momento insufficienti. Il numero di cimici aumenta invece di diminuire, pertanto - chiarisce Piccinini - la lotta biologica non sta risolvendo il problema. La strategia va rivista nei tempi e nelle modalità per scongiurare il ripetersi di calamità naturali oltre che economiche".
Si ricorda peraltro che il patogeno minaccia le specie frutticole - dalle drupacee alle pomacee, in particolare pere e mele - ma anche la soia e altre colture erbacee.
Il presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna invita a rivedere il piano regionale: "Siamo lontani dal buon risultato ottenuto con la lotta biologica contro il Cinipide del castagno grazie all'impiego del suo predatore naturale. E questo ci deve fare riflettere su quale possa essere il metodo più efficace per combattere la cimice asiatica, per poi apportare le giuste modifiche e invertire la rotta".