"Il recente episodio dello stop al ritiro delle ciliegie deciso da un magazzino di Conversano (vedi precedente news) ha creato solo scalpore e conseguenti effetti negativi in termini commerciali e d'immagine. Un pretesto per continuare a fare polemica e alimentare problematiche relative a un settore, quello cerasicolo, che già soffre di limiti strutturali da tempo irrisolti. L'azienda in questione, dopo la sua giusta preoccupazione nel frenare la merce in entrata a seguito delle eccessive precipitazioni, ha poi tranquillamente ripreso con il suo lavoro il giorno seguente. Spesso si dà per scontato che i commercianti siano obbligati a ritirare la merce, a prescindere dall'andamento climatico, commerciale e dalla qualità del prodotto conferito". A commentare è Nicola Giuliano dell'OP Giuliano Puglia Fruit (in foto in basso).
"Nell'attuale stagione, il problema reale è che c'è un'enorme disponibilità di prodotto, non solo in Puglia e negli areali produttivi del nord Italia, ma anche in Turchia, Grecia e in altri Paesi esteri. Tali abbondanti volumi sono accomunati da pezzature ridotte. Ad esempio, per la cultivar Ferrovia, l'80% della produzione di solito vanta calibri dai 26 ai 30+ mm; quest'anno invece la situazione sembra essersi invertita. Sulle piante, per i 2/3 si stanno raccogliendo frutti al di sotto dei 26 mm".
"La mancanza di un coordinamento in produzione e nella lavorazione determina un'assenza nelle fasi di controllo dei flussi di merce inviata sui mercati e quindi provoca inevitabilmente un surplus sul fronte dell'offerta e il conseguente crollo dei prezzi. Di ciliegie, insomma, non solo ce ne sono in abbondanza, ma sono anche di calibro piccolo, pertanto si tende a deprezzarle e a destinarle soprattutto ai discount del nord Europa, luoghi dove in realtà arrivano forniture analoghe da diversi areali produttivi internazionali. Pertanto anche il nostro prodotto, per quanto possa essere di qualità e sicuro, viene comunque etichettato come estero, con l'aggravante di non essere più competitivo rispetto a quello coltivato ad esempio in Spagna o Turchia".
"Come Organizzazione di Produttori, stiamo esportando oltre il 50% dei volumi nei mercati europei, in particolare in Germania, Danimarca, Paesi Bassi e Belgio. Il maggiore canale di vendita sono appunto i discount, dove accettano tranquillamente i calibri più contenuti. I prezzi in partenza dal nostro magazzino di Turi sono molto bassi: parliamo 1,30/1,50 euro per ogni vaschetta da 1 kg. Non possiamo fare diversamente, dobbiamo pur smaltire il prodotto. Il clima non sembra neanche venirci incontro: fa molto caldo, pertanto la merce tende a maturare più rapidamente".