Nel settore biologico, l'Italia si conferma leader per quota di superficie agricola, operatori ed export. Molte, invece, sono le trasformazioni che riguardano i consumi interni. Il momento che il biologico sta vivendo è cruciale: da una parte, vi sono gli impatti collegati alla pandemia, dall’altra il conflitto russo-ucraino e l’inflazione, che contribuiscono a delineare uno scenario evolutivo che sta producendo effetti sul modello di consumo degli italiani.
Sono queste alcune delle evidenze contenute nell'Osservatorio Sana 2022, presentato ieri all'interno dell'evento Rivoluzione Bio 2022 in programma fino a oggi, 9 settembre, presso Bologna Fiere.
Conta quasi 2,2 milioni di ettari la superficie bio nel nostro Paese, che vanta la più alta percentuale sul totale della SAU italiana (17%), a fronte di quota media Ue ancora ferma al 9% e ben lontana dall'obiettivo del 25% inseriti nella strategia Farm to Fork per il 2030.
Le vendite alimentari bio nel mercato interno (consumi domestici e consumi fuori casa) hanno raggiunto 5 miliardi di euro e rappresentano il 3,5% delle vendite al dettaglio biologiche mondiali. A trainare la crescita del mercato sono i consumi fuori casa che hanno superato il miliardo di euro, segnando una crescita del 53% rispetto al 2021 grazie alla dinamica sia della componente legata alla ristorazione collettiva (+20%) che a quella della ristorazione commerciale (+79%).
In controtendenza i consumi domestici, che segnano dopo anni una leggera flessione (-0,8% a valore rispetto allo stesso periodo 2021).
Trend molto differenti legati ai canali
A soffrire è soprattutto la rete di negozi specializzati che segna una battuta di arresto (-8% rispetto allo stesso periodo del 2021). La Distribuzione moderna rimane il primo canale per gli acquisti di biologico degli italiani, pesando per il 57% del totale delle vendite legate ai consumi domestici degli italiani. Nel 2022 le vendite di biologico nel canale si attestano a 2,3 miliardi di euro (+0,4% rispetto al 2021). Crescono del 5% gli altri canali (vendita diretta realizzata in mercatini e aziende, gruppi di acquisto solidale, ad esempio).
Esaminando le categorie di prodotti bio a peso imposto maggiormente vendute all'interno della Distribuzione Moderna, l'ortofrutta conta per il 13% sul totale delle vendite a valore, contro il 20% di formaggi, salumi, yogurt e uova, e il 57% di pasta, prodotti da forno, conserve, sughi. E' in leggera crescita l'ortofrutta bio (+3% anno terminante a luglio 2022 – Fonte Nielsen), anche se con tassi minori rispetto al comparto nel totale agroalimentare (+6%).
Continua la crescita dell'export bio Made in Italy
Rispetto allo scorso anno, le esportazioni biologiche italiane continuano la loro corsa: nel 2022 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 16% (anno terminante giugno). Il riconoscimento del bio Made in Italy sui mercati internazionali è testimoniato anche della crescita di lungo periodo (+181% rispetto al 2012, un valore quasi triplicato) e dalla quota di export sul paniere Made in Italy (peso del 6% sull’export agroalimentare italiano totale nel 2022 a fronte di un 4% di dieci anni fa).
Per quanto riguarda i mercati presidiati, dall’indagine condotta tra luglio e agosto 2022 da Nomisma per ICE Agenzia e FederBio su un campione di 290 imprese alimentari e vitivinicole italiane, è emerso come le principali destinazioni in Europa per food italiano bio siano la Germania (indicata nel complesso dal 63% delle aziende) e a seguire Francia (46%) e Benelux (34%). Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito.
E in futuro? Secondo le imprese, i Paesi più promettenti per le esportazioni di food bio nel prossimo triennio saranno Germania (56%), Paesi nordici (32%) e Stati Uniti (25%).