L'era del kiwi verde Hayward, che per decenni ha reso l'Italia il principale fornitore di actinidia dell'emisfero settentrionale, sta attraversando una fase di difficoltà a causa di una serie di fattori negativi concomitanti, tra fitopatie tuttora di oscura origine (come la moria), chiusura di mercati di vendita (già dall'epoca dell'embargo russo del 2014), spese in aumento e uno scenario competitivo internazionale sul quale nuovi attori erodono attivamente quote commerciali (come la Grecia). Ma non è detto che ciò sia un male, se stimola il rinnovamento del parco varietale o l'innalzamento qualitativo dell'offerta.
L'evento AgriKiwi Expo a Cisterna di Latina ha fornito l'occasione per una panoramica completa sul business dell'actinidia - clicca qui per accedere al fotoalbum completo
La prossima stagione italiana 2022/23 potrebbe vedere un lieve recupero dei volumi complessivi di kiwi rispetto all'annata 2021/22, ma parliamo comunque di quantitativi commerciali ben lontani da quelli massimi: 250-300mila tonnellate, contro le 500mila di qualche anno fa.
Nel frattempo, cresce la competizione - sul kiwi verde - da parte della Grecia e aumenta - in Italia - l'interesse per il kiwi giallo o per varietà alternative all'Hayward. Gli operatori a vario titolo coinvolti nella filiera del kiwi giallo (e rosso), tra costitutori varietali, vivaisti, produttori e commercianti sono apparsi tra i più ottimisti circa le prospettive del settore actinidicolo nazionale.
L'occasione per un confronto su questi argomenti è stata costituita dall'evento AgriKiwi Expo di Cisterna di Latina (clicca qui per accedere al fotoalbum). Oltre a una nutrita esposizione di stand - con prevalenza proprio di quelli relativi ai prodotti per l'agricoltura, alle coperture e alle strumentazioni, che rispondono a tutta una serie di problematiche e di esigenze in campo - la due giorni di manifestazione ha ospitato una ricca offerta convegnistica, nella quale l'incontrastata protagonista è stata (anche quest'anno) la moria del kiwi.
Un momento dei convegni scientifici ad AgriKiwi Expo - clicca qui per accedere al fotoalbum completo
Se i risultati di tutti i programmi di ricerca finora svolti non hanno potuto individuare una sola causa certa della malattia e stanno valutando piuttosto un quadro multifattoriale, le poche certezze rimaste - fino a prova contraria - sono l'impiego di portinnesti selezionati e il rinnovamento varietale.
Alla tavola rotonda coordinata da FreshPlaza al termine dei lavori hanno preso parte, per una testimonianza sulle evoluzioni e le prospettive del settore, Fabio Marocchi (Apofruit), Alessandro Perugini (Perugini Frutta e Jingold) e Giampaolo Dal Pane (Dal Pane Vivai e Consorzio Dorì).
Tavola rotonda in conclusione dei lavori convegnistici ad AgriKiwi Expo. Da sinistra a destra: Fabio Marocchi (Apofruit), Alessandro Perugini (Az. Perugini e Jingold), Rossella Gigli (FreshPlaza), Vittorio Sambucci (Ass. Terre Pontine) e Giampaolo Dal Pane (DalPane Vivai e Consorzio Dorì).- clicca qui per accedere al fotoalbum completo
Tutti si sono detti concordi sull'esigenza di orientare qualunque scelta alla soddisfazione del consumatore finale, vero arbitro per il successo di una proposta commerciale. Da questo punto di vista, il kiwi giallo parte favorito, in vista della prossima stagione, data l'attesa di un raccolto del kiwi verde con calibri inferiori alla media sia a causa del clima siccitoso, sia della parsimonia con cui le piante vengono irrigate per il timore di innescare fenomeni di asfissia radicale e dunque di moria (Kiwifruit Vine Decline Syndrome o KVDS).
Fabio Marocchi: "Per il kiwi verde dobbiamo prendere spunto da quanto è stato fatto sul giallo. Vanno migliorate le tecniche di coltivazione. Puntare solo sui volumi non paga, anzi espone la pianta a stress".
A parte l'aspetto contingente, "combattere sul kiwi verde non sarà facile", ha sottolineato Dal Pane, visto il rapido sviluppo di produzioni concorrenti in Grecia, Spagna e Portogallo. Meglio investire su nuove varietà di verde (come sta facendo Apofruit in collaborazione con NewPlant, ha ricordato Marocchi) o continuare a investire su un giallo che abbina qualità gustativa a ottima conservabilità (anche fino a maggio-giugno in cella, come riferito da Perugini).
Alessandro Perugini: "Il prezzo è uno degli ultimi aspetti nella scelta del consumatore. Quello che lo attrae è un frutto buono e che si conserva bene anche dopo l'acquisto".
Lo spazio a scaffale che i supermercati riservano al kiwi non è tuttavia infinito (e una quota parte sarà sempre detenuta dal marchio Zespri). Ecco dunque che alzare l'asticella della qualità (fissando ad esempio una percentuale minima di materia secca) resta una scelta vincente, così come affinare le tecniche colturali e verificare quali - tra le tante nuove varietà disponibili - risulteranno vincenti alla prova dei fatti.
Giampaolo Dal Pane: "Alzare l'asticella qualitativa nel kiwi sarà un aspetto cruciale. Su questo fronte, i nostri amici di Zespri ci insegnano che essere esigenti paga, perché consente di fidelizzare il consumatore".
Nel frattempo, pur non perdendo di vista i concorrenti, il kiwi italiano punta a un ciclo di offerta su 12 mesi l'anno, ampliando le superfici in diversi Paesi dell'emisfero meridionale, complementare rispetto alle nostre latitudini. Giampaolo Dal Pane ha portato la sua esperienza con Cile, Argentina e Sudafrica, ma anche Nuova Zelanda. Per farlo in maniera efficace, però, serve coordinare gli sforzi, favorendo le aggregazioni tra produttori.
Vittorio Sambucci: "Il comprensorio produttivo della provincia di Latina ha avuto la sventura di ritrovarsi, a distanza di 5-6 anni dalla batteriosi, anche questa problematica della moria. Di natura sono un ottimista, ma la situazione resta preoccupante".
La parola è passata poi a Vittorio Sambucci che, con l'associazione Terre Pontine, ha organizzato anche quest'anno AgriKiwi Expo: "La sensazione è che, nonostante la perdita di competitività dovuta alla problematica della moria, oggi il comparto si trovi a un punto di svolta e non a un punto di non ritorno. Confido che ci risolleveremo da questo momento difficile, come già abbiamo fatto dopo la batteriosi dell'actinidia. Oggi c'è una chiara scelta di investire sul kiwi giallo e di farlo sotto marchi importanti. Ben vengano le nuove varietà e la realizzazione di impianti all'estero. Pensiamo però prima di tutto a rafforzare il ruolo di protagonista dell'Italia nel business dell'actinidia".