Prezzi al collasso e consumi al lumicino hanno portato il comparto dell'uva da tavola a un livello di allarme rosso, sul piano sia economico sia sociale. La categoria cerca di reagire con momenti di confronto che si consumano, a ruota continua, negli areali di maggiore produzione in Italia, Puglia e Sicilia in testa. L'ultimo incontro, avvenuto lo scorso 20 ottobre, congiuntamente a Canicattì e Mazzarrone grazie a un collegamento in diretta, si è svolto in contemporanea a una seduta straordinaria e urgente del Consiglio Comunale di Mazzarrone.
Canicattì - i tanti sindaci presenti del comprensorio dell'uva IGP, a Indicazione geografica protetta
All'assise, allargata alle due città di maggior riferimento per la produzione di uva da tavola siciliana (entrambe riconosciute con marchio Igp), hanno partecipato le istituzioni politiche, le associazioni di categoria, gli operatori del settore d gli esponenti sindacali, con un'adesione piuttosto massiccia e sentita.
L'assemblea ha formalizzato una richiesta di riconoscimento dello stato di crisi, che adesso sarà presentata agli organi competenti. Attraverso il documento, la categoria chiede una serie di misure in soccorso del comparto.
Ad assistere alla manifestazione c'era anche Vincenzo Di Piazza, agronomo, nonché presidente dell'Associazione Uva da Tavola Siciliana, il quale, all'indomani del confronto pubblico, da noi contattato, ci ha riferito i contenuti della riunione.
In piedi, al microfono, Vincenzo Di Piazza
"Presentare la richiesta dello stato di crisi è stato un atto improcrastinabile - ha detto il presidente Di Piazza - Tuttavia, i problemi che attanagliano il comparto non si riducono al momento emergenziale, ma vengono da lontano e sono strutturali, a partire dalla scarsa competitività del nostro prodotto rispetto a quello estero e a una promozione delle nostre pregiate uve che è ancora molto deficitaria. Andando più al nocciolo del problema vi è, poi, il divario tra il prezzo alla produzione e quello al consumo, che talora non è giustificato e che non riconosce la corretta remunerazione ai produttori. Questi operano, va ricordato, con standard europei sia sul piano della sostenibilità lavorativa e ambientale sia su quello della salubrità dell'uva messa in commercio".
Mazzarrone: il Consiglio comunale in seduta straordinaria per affrontare i problemi del comparto uva da tavola
"Serve, dunque, rafforzare l'appeal delle varietà storiche e identitarie del territorio - ha aggiunto l'esperto - ma serve ancor di più un tavolo di concertazione, con la distribuzione da una parte e le istituzioni dall'altra, che includa i maggiori soggetti e attori della filiera, con l'inserimento strategico negli organi consultivi di Regione e Stato delle aziende produttive e commerciali e delle associazioni impegnate a vario titolo nel comparto. Il settore, con circa 22mila ettari di produzioni, ha bisogno non solo degli organi sindacali, pur indispensabili, che li sostengano, ma anche di un apporto più ampio. che sappia interpretare un comparto agricolo storico, tenendo conto della sua specificità. Ridurre le uve da mensa siciliane di pregio e a marchio a mero prodotto commerciale è riduttivo e non ne esprime il patrimonio valoriale, legato al territorio, al cibo sano e sicuro e alla sua ricaduta socioeconomica".
"Serve, dunque, un approccio onnicomprensivo verso il comparto produttivo nelle interlocuzioni con il mondo della distribuzione e delle Istituzioni - ha concluso - che debba comprendere anche competenze multidisciplinari: tecniche, economiche, comunicative e culturali".
Senza troppi giri di parole, insomma, l'Associazione Uva da Tavola Siciliana, forte di un nutrito numero di produttori e stakeholders tra i propri iscritti, si candida a pieno titolo per entrare a far parte dei tavoli che contano e per indirizzare la Regione siciliana verso le esigenze del comparto.
L'aula consiliare di Mazzarrone
Presenti anche i presidenti dei due consorzi dell'uva Igp di Canicatti Salvatore Lodico e di Mazzarrone Giovanni Raniolo. Quest'ultimo ha ribadito "la necessità di ricevere un immediato aiuto anche dalle banche, per dilazionare i prestiti agrari in corso, oltre che l'esigenza delle aziende di ottenere liquidità per affrontare la prossima campagna. Altra richiesta è quella di ottenere agevolazioni per le tariffe energetiche".
Lodico, dal canto suo, individua la crisi internazionale come origine del problema che, a cascata, inghiottisce intere economie. "Se non ci fosse il conflitto in atto, molti mercati esteri, i cui governi hanno ben altro a cui pensare che non all'uva, non ci troveremmo in questa situazione. Il caro energia non risparmia aziende e popolazioni, le famiglie hanno perso il loro potere d'acquisto e riducono i consumi dei prodotti di fine pasto come l'uva, preferendo i beni di primissima necessità. Tra le altre misure urgenti di cui il comparto ha bisogno, servono sostegni sugli scarti di merce, per ridurre la quantità e migliorare la qualità. Ora stiamo affrontando la difficile gestione delle uve rimaste sulle piante che sono soggette alle intemperie, aggiungendo il rischio di ulteriori perdite".
Resta attualmente sulle piante circa il 60-70% dell'uva medio tardiva in produzione. Una situazione mai vista prima, che proviene da una già pesante flessione nei primi sei mesi del 2022 dove si era registrato un calo del 17% rispetto al pari periodo dell'anno precedente. Per un bilancio di questa disastrosa seconda parte è necessario attendere la fine dell'anno per quantificare le perdite totali.