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Contratto di filiera sul ciliegio: ecco cosa ne pensa un produttore pugliese

Lo scorso fine settembre, quattro regioni italiane, precisamente Puglia, Emilia Romagna, Veneto e Provincia Autonoma di Trento, hanno aderito al Contratto di filiera del Ciliegio. Trattasi di un accordo che prevede investimenti per un totale di 1,2 miliardi di euro e che ha come mission quella di rilanciare il settore cerasicolo italiano, grazie alla ristrutturazione degli impianti, all' ammodernamento delle strutture di lavorazione e alla promozione dei marchi.

Giacomo Giotta, un produttore del sudest barese con 20 ettari dedicati a ciliegio e a capo di un'azienda agricola giunta alla quinta generazione, ha voluto esprimere la sua opinione a riguardo: "Dopo la presentazione ufficiale di tale l'accordo interregionale nella sede del Dipartimento Agricoltura della Regione Puglia, non se n'è più parlato, almeno qui da noi. Ciò che sappiamo, l'abbiamo appreso dalle testate giornalistiche. Al momento, nessuna assemblea è stata convocata, nessun incontro per confrontarsi e informare i veri protagonisti del settore, eppure stiamo parlando di una grossa opportunità, per la quale sono previsti milioni di euro del PNRR", spiega il produttore.

Giacomo Giotta - foto d'archivio

E riprende: "Rispetto alle altre regioni, dove già esistono note e strutturate forme cooperative, in Puglia purtroppo mancano realtà imprenditoriali capaci di dare atto a questo interessante progetto. In realtà, bisognerebbe partire prima dall'aggregazione, e non solo per le ciliegie, e poi pensare a qualcosa di più articolato. Il contratto di filiera prevede investimenti significativi, ma difficilmente raggiungibili dalla maggior parte dei cerasicoltori pugliesi, in quanto sono piccoli imprenditori agricoli".

Abbiamo chiesto a Giacomo Giotta se la cerasicoltura pugliese sia in crisi. "Il nostro comparto - spiega l'imprenditore - non è in crisi. Bisogna, però, che tutti capiscano che occorre professionalizzarlo al massimo, magari imparando dalle ultime annate. Dobbiamo intervenire partendo dal campo, con una conduzione integrale delle coltivazioni, e finendo con una seria promozione del prodotto".

L'agricoltore pugliese pare non essere d'accordo circa la ristrutturazione degli impianti pugliesi. "Perché espiantare varietà che vengono coltivate da 70 anni e che continuano, seppur con alti e bassi, a dare i loro risultati, invece di adottare mirate strategie di marketing in grado di valorizzare le nostre ciliegie? Il mio timore è che vengano sprecati soldi pubblici o che siano destinati a quei luoghi in cui già è stato fatto tanto. Si parla tanto di nuove varietà, ma non di politiche di prezzo e di concorrenza estera sleale. Sarebbe meglio pensare a come intervenire sulla forte carenza di manodopera, una problematica che ha messo in crisi molte aziende nella passata campagna, compresa la mia". 

"Non stravolgiamo le cose, quanto piuttosto cerchiamo di migliorarle. Investiamo in formazione, tuteliamo la biodiversità, la vocazione dei territori, promuoviamo modelli ecosostenibili a protezione della propria identità, migliorando le performance delle migliori cultivar già presenti. Cerchiamo di uniformare la qualità dei frutti e non il prodotto stesso", conclude l'imprenditore. 

Per maggiori informazioni:
Giacomo Giotta
[email protected]
+39 393 163 0951