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Prevista un'iniziativa di protesta in Puglia

"Sospenderemo la raccolta degli agrumi dalla prossima settimana"

La campagna delle clementine è partita da poco, ma negli areali di produzione della Puglia già si avvertono le prime criticità commerciali, con deprezzamenti costanti della merce. Alcuni agrumicoltori dell’arco ionico, infatti, denunciano prezzi di partenza molto bassi e, timorosi che la situazione possa gradualmente peggiorare nelle prossime settimane, hanno deciso di riunirsi e mettere in pratica drastiche iniziative, come la sospensione momentanea della raccolta.

A parlarcene è Floriano Convertino (in foto a lato), agrumicoltore di Massafra con 50 ettari di agrumi e coordinatore di un nuovo comitato di agricoltori in formazione proprio in queste ore. “Dalla prossima settimana, bloccheremo la raccolta degli agrumi per 7 giorni. Lo scopo è quello di dimostrare il nostro potere contrattuale agli operatori commerciali, attirare l'attenzione delle istituzioni e informare i consumatori circa questi primi segnali di flessione dei prezzi. Siamo preoccupati, perché sappiamo come tutto questo rischia di andare a finire. E’ già accaduto in passato. Per il blocco della raccolta stiamo coinvolgendo molti produttori degli 8 comuni cui è stata concessa l'Indicazione Geografica Protetta (IGP) per le Clementine (da Taranto a Ginosa)”.

Negli ultimi giorni, pare essersi registrato un crollo irragionevole dei prezzi in campagna per le clementine Comune, con quotazioni anche al di sotto dei 0,45 €/kg (raccolta a carico dei contadini). “I costi di produzione, in un’annata normale, si aggirano intorno ai 0,35 €/kg - riprende Convertino - Tutti siamo a conoscenza dei rincari generalizzati. Abbiamo delle spese per ettaro maggiorate anche del 40%. Siamo all’esordio della campagna agrumicola; la maggior parte dei frutti sono ancora sulle piante, eppure alcune catene dei supermercati applicano già vendite promozionali a meno di un euro al chilogrammo”.

Abbiamo chiesto a Convertino cosa accadrà qualora questa iniziativa non dovesse sortire alcun effetto. "Andremo avanti a oltranza, fino a quando non otterremo un prezzo di partenza adeguato e lievemente modificabile con l’aumentare delle disponibilità. Con queste quotazioni, e con i prevedibili ulteriori ribassi che ci saranno nei prossimi mesi, raccogliere non converrà più. Preferiamo lasciare il frutti sugli alberi. Non possiamo accettare un simile trattamento economico. Siamo riusciti a resistere a diverse criticità, sia climatiche sia di altra natura, e a non chiudere le nostre aziende. L’agricoltura è tra i più importanti ammortizzatori sociali, capace di dare lavoro a migliaia di famiglie, ma il pane a casa dobbiamo portarcelo anche noi che dirigiamo queste realtà imprenditoriali”.