Si possono elencare centinaia di sfide che i coltivatori si trovano ad affrontare regolarmente. Eppure, ce n'è una in particolare che è rimasta inalterata nel tempo: essere pagati come meritano. È un problema che Angelo Mencarini della Società Agricola San Paolo Mencarini ha dovuto affrontare, senza sorprese, fin dalla fondazione della sua azienda.
"Mio fratello ha iniziato questa attività su piccola scala, inizialmente", spiega Mencarini. "Vendeva nei mercati degli agricoltori. Dieci anni fa siamo riusciti a entrare nella Grande distribuzione, che era più redditizia sia per la manodopera impiegata nella coltivazione sia per la qualità dei prodotti".
L'azienda si trova nel Lazio, nell'Italia centrale, in una zona non molto lontana da Roma. Coltiva pomodori in serra e altre colture in pieno campo, come i meloni. "Siamo stati molto attenti a scegliere questo areale per la qualità del terreno, che favorisce davvero le caratteristiche organolettiche dei nostri prodotti", racconta Mencarini. "Ho acquistato le serre nel 2018 e cerco costantemente di migliorare i processi di coltivazione al loro interno".
Costi più elevati
Sebbene le cose siano andate bene per l'azienda per molti anni, i prezzi dell'energia, la crisi della manodopera e molto altro, hanno posto sfide reali a tutti i coltivatori del mondo, e Mencarini non ha fatto eccezione. Mentre la domanda ha iniziato a diminuire perché, i prezzi al dettaglio continuavano a salire, le quotazioni all'origine sono rimaste invariate. Ciò può essere una sfida per gli agricoltori, dato che i costi di produzione non hanno mostrato alcun segno di flessione.
"I nostri costi di produzione sono saliti alle stelle", sottolinea Mencarini. "Eppure, i prezzi dei prodotti sono rimasti invariati, o addirittura risultano più bassi del solito. La Grande distribuzione ha adattato al rialzo i prezzi al dettaglio, ma non ha fatto lo stesso con noi coltivatori. Quando la tua attività è impostata per rifornire i retailer, non puoi cambiare la tua rete di distribuzione in tempi ragionevoli. Questo è stato usato come leva contro i produttori. Dobbiamo pianificare la nostra coltivazione con 6-8 mesi di anticipo, e si fa di tutto per soddisfare la Grande distribuzione. Eppure, anche se il prezzo di listino di un pomodoro è, per esempio, di 1,30 euro, loro offrono solo 1,10 euro. Non è una situazione sostenibile".
Ridurre la capacità per aumentare i prezzi
Per trovare una soluzione, Mencarini ha fatto qualcosa che può sembrare un controsenso, ma che ha dato grandi risultati. "Ho ridotto la coltivazione del 50% e ho diversificato ulteriormente le mie colture. Dato che ho meno prodotto, posso decidere a chi darlo. Questo metodo mi permette di avere un'influenza quando tratto con i distributori".
Mencarini può permettersi di farlo perché dice che la qualità dei suoi prodotti parla da sé. "Ho un'influenza su alcune catene di distribuzione perché apprezzano la qualità. Per esempio, sono l'unico nella zona a fornire zucchine con il fiore aperto. Inoltre, i clienti chiedono il mio melone, perché è di qualità migliore".
Questa soluzione non sta portando grandi guadagni, ma almeno permette di continuare a operare, a differenza di molti altri coltivatori in serra. "Manterrò la produzione al 50% della capacità, perché ora è più facile da gestire. Ho meno sprechi e posso controllare meglio tutto ciò che accade sia nel campo che nelle serre".
Attualmente, un aumento della capacità anche solo del 10% metterebbe in crisi il lavoro di Mencarini. "Se aumentassi ancora la quota, avrei un surplus di produzione che soddisferebbe interamente la domanda della distribuzione. È una cosa che non voglio. Finché rimango al di sotto della richiesta effettiva, posso ottenere un prezzo migliore che mi consente di sostenere l'azienda e la mia famiglia".
Per maggiori informazioni:
Azienda Agricola San Paolo Mencarini
Angelo Mencarini
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