Nel 2022, le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 16% (anno terminante a giugno) rispetto all'anno precedente. Il riconoscimento del bio made in Italy sui mercati internazionali è testimoniato anche della crescita di lungo periodo (+181% rispetto al 2012, un valore quasi triplicato). La gran parte delle esportazioni (81% del totale) riguarda il food per un valore di 2,7 miliardi di euro nel 2022 (anno terminante a giugno), +16% rispetto al 2021.
Questi alcuni dei dati analizzati a Milano, durante la presentazione della nuova edizione di Sana 2023, il 35° Salone internazionale del biologico e del naturale, che si terrà a BolognaFiere da giovedì 7 a sabato 9 settembre. Per l'occasione Nomisma ha sintetizzato le ultime analisi dell'Osservatorio Sana che, grazie alla partnership con ICE Agenzia, ha proposto i risultati del monitoraggio del biologico sui mercati internazionali realizzato da ITA.BIO, la piattaforma per l'internazionalizzazione del biologico Made in Italy promossa da ICE Agenzia e FederBio.
Per quanto riguarda i mercati presidiati, dall'indagine condotta tra luglio e agosto 2022 da Nomisma per ICE Agenzia e FederBio su un campione di 290 imprese alimentari e vitivinicole italiane, è emerso come le principali destinazioni in Europa per food italiano biologico siano la Germania (indicata nel complesso dal 63% delle aziende) e a seguire Francia (46%) e Benelux (34%). Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito sia per il food che per il vino (in quest'ultimo caso risultano strategici anche Canada e Giappone). E in futuro? Secondo le imprese, i Paesi più promettenti per le esportazioni di prodotti bio nel prossimo triennio saranno Germania (56%), Paesi nordici (32%) e Stati Uniti (25%) per il food.
Punti di forza e ostacoli del bio italiano sui mercati esteri
La qualità dei prodotti e il generale interesse del consumatore straniero per il made in Italy (indicati rispettivamente dal 66% e dal 60% delle imprese) sono il biglietto da visita sui mercati internazionali. Sono considerati elementi di successo anche l'equivalenza del marchio bio europeo (34%), l'elevata spesa media pro-capite per i prodotti bio (33%) e le garanzie associate ai prodotti agroalimentari bio (24%). Secondo le aziende italiane, gli aspetti che rappresentano i maggiori ostacoli alla vendita dei propri prodotti bio all'estero sono invece i costi legati alle attività di promozione sui mercati internazionali (percepiti come ostacolo dal 42% delle imprese esportatrici bio), le normative/burocrazie locali e la concorrenza di prezzo da parte delle imprese locali (fattori indicati entrambi dal 37%).
Bio made in Italy: l'opinione del consumatore straniero
Grazie alle indagini periodiche Nomisma per la piattaforma ITA.BIO è stato possibile raccogliere le opinioni di oltre 7.000 consumatori dei principali mercati target per il bio (Stati Uniti, Cina, Canada, Emirati Arabi, Scandinavia, Giappone e Messico). Se è vero che il biologico è ormai diffuso in tutto il mondo – e, in particolare, negli Stati Uniti (l'89% della popolazione ha consumato almeno una volta un prodotto biologico nel corso dell'ultimo anno), in Scandinavia (87%) e Canada (76%) - quello italiano rappresenta ancora una nicchia, soprattutto in Messico (cfr. FreshPlaza dell'8/06/2023), Emirati Arabi e Giappone (dove la consumer base non supera l'8% della popolazione). Ma in tutti i mercati analizzati si evidenziano enormi opportunità di crescita: l'Italia è top quality nel food & wine nel percepito del consumatore (in media uno su tre posiziona l'Italia al primo posto nella classifica dei Paesi da cui provengono i prodotti alimentari di maggiore qualità) e c'è forse interesse nei confronti del binomio bio Made in Italy (il 68% in media acquisterebbe un nuovo prodotto bio Made in Italy se lo trovasse presso i punti vendita che frequenta abitualmente).
Per accrescere diffusione, consapevolezza e interesse verso il biologico, è indispensabile che il consumatore internazionale venga informato di più e meglio riguardo le caratteristiche e le garanzie che il bio offre: circa 7 user bio su 10 nei mercati analizzati dichiara infatti di non aver informazioni sufficienti e dettagliate sulle caratteristiche e i valori degli alimenti biologici (quota che supera il 80% per i non user di bio). Un'altra leva efficace per avvicinare il bio Made in Italy al consumatore straniero è la possibilità di conoscere i prodotti tramite assaggi o materiali nella Grande distribuzione o presso i ristoranti, soprattutto in Messico, Cina e Giappone.
Dal punto di vista delle aziende italiane, invece, le azioni più efficaci a supporto dello sviluppo del biologico nei prossimi anni dovranno mirare a stimolare la domanda e la fiducia dei consumatori (44%), chiarire il contributo dell'agricoltura biologica alla sostenibilità (32%) e sostenere l'offerta e, di conseguenza, la conversione e la produzione (24%).