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Pim van Adrichem - HortiTech:

"La sfida più grande per l'orticoltura marocchina è l'acqua"

I pomodori marocchini stanno diventando sempre più popolari nell'Unione europea. Lo scorso anno, per la prima volta, il Marocco ha superato la Spagna come principale fornitore di pomodori dell'Ue, solo dopo i Paesi Bassi che continuano a esportare di più. Ma qual è il futuro delle esportazioni marocchine?

I Paesi Bassi e la Spagna sono tradizionalmente i principali esportatori di pomodori verso l'Ue ma, nel corso degli anni, il Marocco ha ridotto questo gap. I Paesi Bassi sono rimasti il principale fornitore ma, secondo un rapporto del servizio d’informazione spagnolo Hortoinfo, dal 2013 le vendite sono diminuite del 25,22%. Il Marocco ha venduto 558.270 tonnellate, con un aumento del 71,33% rispetto al 2013, mentre la Spagna ha venduto 513.840 tonnellate, con un calo del 28,42% dal 2013. Nonostante la contrazione del volume, il valore delle vendite di pomodori spagnoli è aumentato del 15,57%.

E ci sono le possibilità per un ulteriore aumento. L'anno scorso, l'Associazione marocchina dei produttori ed esportatori di frutta e verdura (APEFEL) ha annunciato i suoi piani per raddoppiare le esportazioni di pomodori, e finora il Marocco ha esportato 670mila tonnellate, con un aumento del 19% rispetto alla stagione precedente.

"La domanda di pomodori marocchini è stata favorita dai prezzi dell'energia in Europa, e dalla manodopera. Con un salario giornaliero da 12 a 14 euro, i costi di coltivazione in Marocco sono decisamente inferiori rispetto alla maggior parte dei Paesi europei. Coltivare in Europa è diventato troppo costoso per il continente stesso”, dice Pim van Adrichem di HortiTech. L'azienda sta contribuendo alla creazione di un centro orticolo dimostrativo ad Agadir, per alzare il livello dell'orticoltura nel Paese.

Livello tecnologico
La superficie delle serre marocchine che circonda Agadir è di circa 20.000 ettari, ma il livello di tecnologia applicata differisce notevolmente: dalla copertura in lamina a protezione delle colture fino alla serra high-tech in lamina, con l’implementazione di vaste strutture tecniche. "Ci sono alcune grandi aziende che si occupano delle loro esportazioni ma, in generale, è difficile per i singoli coltivatori esportare i loro pomodori nell'Unione europea e hanno bisogno di un partner per avere successo. Sempre più spesso le organizzazioni di produttori europei collaborano con i coltivatori marocchini per garantire una fornitura stabile per tutto l'anno".

Pim spiega come attualmente il clima sia una sfida per i coltivatori, così come la sabbia del deserto, che potrebbe creare alcuni problemi con le particelle sabbiose fini sui pomodori a grappolo. "Ma la sfida più grande ovviamente è l'acqua, poiché la disponibilità idrica diminuisce anno dopo anno. Il grande impianto di desalinizzazione inaugurato lo scorso anno, è letteralmente solo una goccia nell'oceano - dice Pim - poiché ogni goccia fluisce nel terreno poiché la maggior parte delle piante viene coltivata in pieno campo. Passare alla coltivazione idroponica sarebbe un ottimo passo avanti. Bisognerebbe investire sulla qualità dell'acqua e sui fertilizzanti. Pagare 0,5 euro per un metro cubo d'acqua potrebbe non sembrare costoso, ma va letteralmente perso. Il riciclo dimezzerebbe i costi".

Nel centro dimostrativo di recente costruzione, il Complex Horticole Agadir, si svolgeranno dimostrazioni e attività didattiche e di ricerca. In questo modo, il team spera di orientare i coltivatori della regione verso queste tecniche. E, secondo Pim, i coltivatori sono disposti a valutare queste opzioni. "L'attuale strategia di espansione è quella di piantare più ettari, poiché il terreno è economico e il governo prevede maggiori opportunità di lavoro. Ma anche i coltivatori sono disposti a valutare nuove tecniche. Se mostri loro le possibilità della coltivazione idroponica o del riciclo dell'acqua, non solo faranno loro queste informazioni, ma ti ringrazieranno e ti ricorderanno per sempre".

Laraisse Esserghini, direttore di APEFEL, assicura che i coltivatori devono fare un salto di qualità nelle loro risorse produttive, in particolare modernizzando le serre. "Attualmente, la maggior parte dei produttori marocchini gestisce diverse serre delle Canarie e stiamo pianificando di sostituirle con serre a clima controllato. Migliorare la portata del mercato globale dei produttori marocchini è possibile solo migliorando le strutture e renderle più sostenibili".

Esserghini dice che è un investimento ingente. "Ma abbiamo la capacità di realizzarlo, se il governo marocchino ci aiuterà a investire in serre più performanti e se ci saranno rassicurazioni dai nostri mercati in Europa, attraverso un eventuale accordo con l'Unione europea".

Questo potrebbe spiegare perché il Marocco sta superando la Spagna nelle esportazioni. "I coltivatori spagnoli hanno una forte tradizione di coltivazione e tendono a seguire le loro strategie, mentre in Marocco c'è fame di conoscenza".

Questo articolo è tratto dall'ultima rivista speciale Primeur-FreshPlaza. Leggi qui l'edizione completa.

Per maggiori informazioni:
Pim van Adrichem
HortiTech
[email protected]
www.horti-tech.com

Data di pubblicazione: