Sull'uso della torba, una nuova preoccupazione arriva per le aziende di produzione di funghi italiane che, a causa della nuova normativa che la provincia di Bolzano ha approvato, nonostante i solleciti dell'associazione AIF (Associazione Italiana Fungicoltori) a trovare soluzioni alternative, costringerà i produttori di funghi italiani ad acquistare la torba all'estero.
La torba viene utilizzata, bagnata, come terra di copertura del substrato di funghi (champignon) per uno strato di 5 cm e che ha la funzione di migliorare le condizioni di trattenimento dell'umidità, permettendo così al carpoforo di crescere in modo più veloce e soprattutto in quantità più abbondanti.
In tutto il mondo la terra di copertura viene utilizzata per la produzione di funghi champignon, senza di essa infatti è molto difficile poter ottenere rese che possano essere compatibili con le economie di mercato di un prodotto comunque fragile, che ha costi di produzione molto alti, e il cui mercato soprattutto nel fresco chiede qualità assoluta.
"Nonostante abbiamo comprovato - spiega Andrea Prando, presidente AIF - attraverso uno studio realizzato, che il trasporto dei mezzi pesanti dal Nord Europa all'Italia avrà un carico di inquinamento 300 volte superiore a quello prodotto dall'estrazione della torba bagnata, per ora non abbiamo trovato alcuna sensibilità da parte degli amministratori della provincia di Bolzano, i quali si sono limitati a guardare in un prato, mentre i dissesti provocati dai trafori o dal traffico delle merci sono ormai divenuti una routine".
"Gli ambientalisti contestavano il via libera a un nuovo scavo a Laives, che punta a estrarre 22.342 metri cubi di torba entro cinque anni; non solo, criticavano anche la proroga concessa l'anno scorso all'attività estrattiva di Salorno. L'estrazione della torba - spiegano i firmatari in un loro documento - ostacola la rinaturalizzazione degli habitat delle zone umide. Le aree acquatiche create da cave abbandonate possono avere un'importanza strategica per le specie di anfibi e di uccelli".
Continua il presidente: "Tuttavia, poiché queste aree sono soggette a cambiamenti a causa delle attività economiche, non costituiscono un habitat sicuro per questi animali. Ciò non comporta alcun beneficio duraturo per la biodiversità".
"Ci dispiace per questa mancanza di sensibilità e di confronto, ma ci pare tanto una crociata, più che una e propria azione volta alla sostenibilità. L'Unione Europea ha già affermato più volte che, prima della sostenibilità ambientale, si deve considerare anche quella economica - ha continuato Prando - Esattamente il contrario di quanto è avvenuto in questo caso".
Conclude Prando: "Al di là delle decisioni, comunque, oggi siamo alla ricerca di materiali alternativi, collaborando con le altre associazioni di produttori europee, con il Gruppo Europeo Produttori di funghi e, grazie all'Università di Padova- dipartimento Dafne ci stiamo confrontando per capire che tipo di materiali potremmo usare in futuro; ma non è un percorso dalle soluzioni immediate ed è un problema che dovremo affrontare per evitare che il settore si trovi in difficoltà nel reperimento di materiale utile e irrinunciabile per le aziende di coltivazione".
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