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"Terre D’Uva", la festa dell’Uva da Tavola di Canicattì


Un’unica grande festa in onore della viticoltura da tavola e del territorio di cui è espressione. Questa è Terre d’Uva, evento che ha visto anche lo svolgimento di un press tour con oltre 20 giornalisti provenienti da tutta Italia, i quali in due giorni hanno avuto modo di entrare in contatto con il mondo dell’uva Italia coltivata a Canicattì e marchiata come Indicazione geografica protetta

Giornalisti in visita a un magazzino del Consorzio dell'Uva di Canicattì Igp

Dopo cinque anni pesanti sotto il profilo qualitativo, il 2023 meritava di essere festeggiato con un evento, che ha coinvolto non solo il Consorzio di tutela e promozione dell’Uva di Canicattì, ma l’intera città e i territori che rientrano nell'IGP. L’incasso della festa è stato interamente devoluto in beneficenza.

La festa dell'Uva Italia Igp ha richiamato una moltitudine di visitatori

In una sorta di percorso a ritroso rispetto alla narrazione a cui siamo abituati, il leitmotiv dell’evento ha messo in risalto l’utilizzo dell’uva Italia in un’accezione diversa: non più solo come frutta fresca e, dunque, alimento da fine pasto, snack o merenda, ma come ingrediente raffinato in tutte le portate, dall’aperitivo al dessert, passando per l’antipasto, il primo e il secondo piatto. Come? Grazie all’estro dell’eclettico chef Pietro La Torre, organizzatore dell’happening promozionale dell’Uva Italia più importante degli ultimi anni. I giornalisti non solo hanno potuto gustare i piatti gourmet dello chef, ma hanno ricevuto delle vere e proprie lezioni di gastronomia con al centro il prezioso acino di Canicattì. Per lo show cooking sono accorsi una ottantina di chef, tra cui nomi di prestigio nazionale come i volti noti della TV Filippo La Mantia e Pino Cuttaia.

Sopra: i tanti chef impegnati nella festa in una foto di gruppo; sotto le personalità coinvolte nell'organizzazione dell'evento. (Clicca qui per accedere all'album fotografico della manifestazione)


Da sx: Roberta Romano (organizzazione evento), Giuseppe Corsello (assessore Agricoltura Canicattì) Riccardo Martinez (Lions Club), Alfio Visalli (Chef), Pietro La Torre (chef, organizzatore e main sponsor), Vincenzo Corbo (sindaco Canicattì), Marsello Lo Sardo (presidente Consorzio Uva di Canicattì Igp), Vincenzo Di Piazza (presidente Associazione Siciliana Uva da Tavola), Giovanni Giglia (Vicepresidente Consorzio Uva di Canicattì Igp), Paolo Li Rosi (organizzazione evento).

E se la protagonista principale è stata l’uva Italia, questa non poteva che essere fornita dal Consorzio dell’Igp di Canicattì, il cui presidente Marsello Lo Sardo ha guidato il gruppo di giornalisti tra i vigneti e successivamente in un magazzino consorziato.

Videointervista al presidente del Consorzio dell'Uva di Canicattì IGP, Marsello Lo Sardo

L’occasione per una breve analisi, sulla campagna attuale, ha messo in evidenza una qualità produttiva straordinaria, come non la si vedeva da tempo; forse da troppo tempo. Tant’è che in questi 5 anni intercorsi dall’ultima campagna soddisfacente il comparto ha formulato più ipotesi, tra cui quella di ridurre drasticamente la varietà Italia, a favore delle apirene. In questo contesto sono emerse tantissime nuove varietà seedless, cosiddette “club”, che si sono ritagliate spazi significativi di mercato.

Lo stacco di un grappolo

Questo 2023, in controtendenza, dunque, ha dimostrato che se l’uva Italia ricalca uno standard produttivo alto, allora, nonostante le tendenze mainstream, trova un suo grande spazio sui mercati.

La granita d'uva Italia Igp, servita ai giornalisti in visita a un vigneto

La chiave di tutto è la qualità complessiva di un’uva storica che quest’anno, con 24° di Brix, sprigiona aromi e sapori con infinite sfumature di moscato, introvabili in altre varietà. In questo contesto, il prezzo medio si colloca in una forbice tra 70 e 90 centesimi di euro sulla pianta.

Il presidente del Consorzio Marsello Lo Sardo, mentre racconta del "potere che un piccolo acino ha di muovere l'economia di un territorio".

Sono lontane, per fortuna, le quotazioni basse dell’anno scorso che facevano desistere i produttori dal raccogliere. Molte partite nel 2022 sono finite all’industria della trasformazione, complice una qualità davvero bassa.