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"Noto una evidente rivoluzione culturale"

Slittamento riduzione agrofarmaci al 2035: il commento di un agronomo fitopatologo

La nuova decisione della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo in merito allo slittamento al 2035 della normativa sulla riduzione degli agrofarmaci pare abbia alleviato le preoccupazioni dei vari organismi universitari, associazioni scientifiche e operatori del settore che, in questi ultimi anni, più volte hanno chiesto una rimodulazione delle tempistiche e un cambiamento del periodo di riferimento per il calcolo della riduzione. La proposta di uno slittamento, avvenuta in ComAgri a Bruxelles lo scorso 10 ottobre 2023, ha ottenuto 26 voti favorevoli, 9 contrari e 3 astensioni.

Abbiamo chiesto un parere a Vittorio Filì, agronomo fitopatologo di Bari e past president dell'Associazione Regionale Pugliese dei Tecnici e Ricercatori in Agricoltura (ARPTRA).

"La riduzione è ora fattibile, non solo perché c'è più tempo per raggiungere gli obiettivi nazionali grazie alla decisione di prolungare dal 2030 al 2035 il dimezzamento degli agrofarmaci, ma anche perché è stata rivista a ribasso la percentuale di riduzione, portandola dal -62% riferita agli anni 2015-2017 al -35% ora invece riferita al triennio 2011-13, quando l'Italia non aveva ancora portato a regime la difesa integrata (divenuta obbligatoria dal 2014) e la diminuzione del numero di antiparassitari".

Vittorio Filì

Avere a disposizioni già pochi agrofarmaci e ridurre al contempo quelli disponibili risulta infatti una problematica complessa da gestire nel breve-medio periodo. L'Italia, sebbene tra i Paesi capofila per la riduzione poiché consapevole di dover produrre in modo più sostenibile, è anche tra quelli più penalizzati dalle restrizioni europee. Infatti, a differenza degli altri Stati membri, l'Italia oltre ad avere già ridotto o proibito negli anni gli impieghi di tanti prodotti, vanta molteplici filiere agroalimentari e quindi una maggiore necessità di servirsi di soluzioni chimiche.

"Non dimentichiamoci - riprende Filì - che l'agricoltore fa già molti sforzi per produrre frutta e verdura, poiché attanagliato dall'irregolarità climatica, che favorisce la diffusione di malattie, insetti e che provoca danni fisici agli impianti. Lo slittamento potrebbe dunque aiutare l'imprenditore e i tecnici ad assumere maggiori esperienze e conoscenze circa l'utilizzo di soluzioni e di strategie più sostenibili. Come operatore del settore ortofrutticolo, noto una evidente rivoluzione culturale. Infatti, sempre più aziende di agrofarmaci e/o multinazionali stanno arricchendo i propri cataloghi con mezzi di biocontrollo anche di nuova progettazione (come trappole, funghi antagonisti e insetti). La mia preoccupazione sulla scarsità di prodotti disponibili viene dunque mitigata dall'evoluzione, diffusione e maggiore consapevolezza verso soluzioni più rispettose dell'ambiente e allo stesso tempo efficaci".