Volendo essere ottimisti, si può dire che il melone abbia ampi margini di ri-crescita, considerando che negli ultimi anni le superfici coltivate sono diminuite da 18mila a 16mila ettari. Questo è uno degli aspetti emersi dal primo summit annuale sul melone di Basf Nunhems, organizzato a Bologna martedì 24 ottobre 2023 (vedi articolo correlato).
La sala gremita all'Hotel I Portici in centro a Bologna
Dopo il benvenuto di Claudia Iannarella (Consumer and Customer Manager Italy), è intervenuto Mirko Barbieri (Regional Head EMEA East BASF-Nunhems) il quale ha illustrato gli ultimi decenni di innovazione sul melone, con passi avanti notevoli sul fronte della genetica e quindi dell'aspetto, del gusto e della conservabilità del melone, nonché un sempre maggiore affiancamento del liscio al tradizionale retato.
Claudia Iannarella ha moderato anche la successiva tavola rotonda con i buyer della Gdo (vedi articolo correlato)
E' stata poi la volta di Elisa Macchi, direttrice del CSO, la "regina dei numeri". "In generale, negli ultimi anni la coltivazione del melone è diminuita. Guardiamo qualche dettaglio. In Lombardia si registra un calo di quasi il 30% in 7 anni. In Veneto, dal 2016 al 2021 si registra una sostanziale costanza con 900 ettari in produzione; ma nel 2023 si è scesi a 800 ettari. L'Emilia Romagna conta 1100 ettari, ma con un calo di produzione del 25% rispetto al 2022".
Mirko Barbieri
"In Campania - ha aggiunto - si ha un leggero ma progressivo calo di superfici. In Sicilia, nel 2023 abbiamo avuto 4300 ettari, seppur in contrazione rispetto al passato. La Puglia è tendenzialmente in leggera crescita con 1700 ettari. Lazio: costante con 1200 ettari, Basilicata con 450 ettari lieve crescita".
Elisa Macchi direttrice del CSO
In Italia, dal 2014 al 2023 gli ettari di melone sono scesi da 18mila a 16mila. Nel 2023 si sono prodotte poco meno di 500mila tonnellate totali.
"Guardando all'estero, si nota una tendenza simile - ha aggiunto Macchi - Diminuisce la coltivazione di melone anche in Spagna, da 25mila a 15mila ettari; pure la Francia cala, mentre la Serbia, con 5000 ettari, è abbastanza stabile".
Ha affrontato poi il tema dei consumi. "Il calo di consumi del melone è stato del 4% contro l'8% dell'ortofrutta generale (dati 2022). Il prezzo medio è aumentato del 16% rispetto all'8% della frutta. Considerando i dati del 2023, da gennaio ad agosto registriamo: il prezzo medio è aumentato di molto, 23% in più sul 2022 che già era in crescita. Ma c'è un calo dei consumi del 14%".
Le vendite in Gdo sono pari al 77% con un indice di penetrazione del 60% nel 2022: non è elevato, può migliorare. "E per fortuna - ha sottolineato - il melone sembra però piacere sempre di più ai bambini e ai giovani".
E' in crescita il melone liscio: vi è una forte pressione promozionale, fino al 30% della promozione riguarda il liscio. "Calano le importazioni: se nel 2014 il 65% dei meloni era estero, oggi la situazione è ribaltata con il 70% di produzione nazionale. Cresce la presenza delle private label: ora contano circa il 15% del totale, mentre il marchio Igp ha raggiunto il 10%. E 54 centesimi in più al kg".
Salvo Garipoli, SG Marketing
E' stata poi la volta di Salvo Garipoli di SG Marketing: "Dovete affrontare tantissime sfide - ha esordito davanti a una platea di oltre cento intervenuti - Penso al cambiamento climatico che sfasa il vostro lavoro. L'inflazione del 2022 è stata qualcosa di nuovo, inaspettato. Per la prima volta, l'incremento dei valori non ha conosciuto un parallelo incremento dei volumi. La gente frequenta di più il discount, fino al 20% di quota di mercato per l'alimentare".
"La private label è ancora inferiore rispetto all'estero, ma ha una crescita annuale in ortofrutta, 35% nell'alimentare. L'e-commerce è tornato nella dimensione di qualche anno fa: ora è al 2,3%, ed è comunque un sostegno aggiuntivo alla spesa".
Ha sottolineato Garipoli: "Prezzo, stagionalità e origine sono i primi 3 driver. Poi si hanno caratteri legati alla sfera organolettica. I competitor dell'ortofrutta non sono fra noi, ma sono le industrie alimentari che propongono alimenti elaborati, slegati da stagionalità e territorio, ma che magari cercano di appropriarsene".
"Il territorio fa posizionare il prodotto verso l'alto, con prezzi aumentati fino al 48%. Però visivamente non ho visto differenze fra prodotto convenzionale e a marchio. Quindi attenzione, perché poi il consumatore se lo ricorda. E occorre avere più coraggio: negli Stati Uniti la melon-mania è usata come leva promozionale e conta 11 tipologie diverse".
"E noi in Italia cosa facciamo? Diciamocelo, i minibins sono orribili, con i frutti più buoni sopra e sotto quelli talvolta discutibili. Ciò frena poi i consumi. E non dimenticate - ha concluso - che vi chiederanno sempre più servizi per un consumo veloce".
Daniela Sensini
In precedenza era intervenuta Daniela Sensini di "Facciamo 31", esperta di change managment, la quale ha portato delle riflessioni in ambito di mentalità imprenditoriale, cercando di far riflettere sulle diversità dei punti di vista (non solo fra azienda e cliente, ma anche all'interno della stessa azienda) e dell'approccio ai problemi. Esistono tre tipi di perone: coloro che fanno accadere le cose, coloro che guardano accadere le cose, e coloro che si meravigliano di ciò che accade. La cosa migliore è essere protagonisti nel far accadere le cose".